Teramo, dal Governo arrivano 30 milioni per riaprire le imprese in Vibrata
Area di crisi complessa, ad aprile saranno pubblicati i bandi per finanziare i progetti delle aziende. L'assessore Pepe: «E altri 7 saranno messi dalla Regione, ora siamo in cerca di fondi per la Pedemontana»
TERAMO. Torna la speranza di vedere i capannoni delle aree industriali della Val Vibrata di nuovo illuminati, il via vai di camion e i piazzali delle industrie pieni di auto. Torna la speranza di voltare pagina rispetto a un presente in cui si susseguono fabbriche dismesse, vetrate rotte e cancelli arrugginiti nella totale desolazione. La speranza sono i 30 milioni di euro che il ministero dello Sviluppo economico ha deciso di mettere in campo per dare le gambe all’area di crisi complessa Vibrata-Tronto. L’annuncio lo dà l’assessore regionale Dino Pepe, che la triste storia di deindustrializzazione della Val Vibrata la conosce bene, essendo stato a lungo sindaco di Torano.
Pepe parla con sollievo di quei 30 milioni che serviranno a finanziare i progetti di imprese intenzionate a investire nell’area. Non a caso l’intera operazione è stata chiamata #RestartValVibrata.
La somma è stata il frutto di una lunga contrattazione con il Mise, ed è stata “strappata” giovedì scorso in un incontro a Roma del vicepresidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli e da quello delle Marche Anna Casini. Ora Pepe parla di tempi strettissimi: si sta già studiando il piano di riconversione industriale e ad aprile è prevista l’uscita dei bandi, ad opera di Invitalia. Sarà questo il vero banco di prova: ad ottobre le imprese hanno presentato delle “manifestazioni di interesse” non vincolanti. La risposta per il Teramano è stata oltre le più rosee aspettative: 374 progetti per 750 milioni di investimenti e 3.700 posti di lavoro. Quasi quanto l’Ascolano, con la differenza che nell’area di crisi ci sono solo 13 comuni teramani, mentre quelli marchigiani sono 44.
A questi fondi vanno aggiunti 7 milioni che mette a disposizione la Regione, che servono a finanziare i contratti di sviluppo e i progetti “de minimis”, cioè più piccoli, con finanziamenti fino a 200mila euro a fondo perduto. I contratti di sviluppo sono invece progetti che prevedono investimenti per oltre 20 milioni di euro. «Attualmente ce ne sono due in fase avanzata», spiega Pepe, «entrambi nel manifatturiero, e altri due in fase di lavorazione nel settore turistico. I contratti di sviluppo seguono un percorso diretto con Regione e ministero».
Ma a parte i progetti piccolissimi, gestiti direttamente dalla Regione, e i grandissimi, il cuore dell’area di crisi complessa è rappresentato dai 30 milioni messi sul piatto dal ministero. I fondi serviranno all’acquisto di capannoni e macchinari, oppure a spese per interventi ambientale (la produzione di energia da fonti alternative o l’efficientamento energetico) o anche a aprire attività turistiche (dagli alberghi ai camping, alla ristorazione). Per evitare lungaggini sarà fatta una valutazione immediata, “a sportello” delle proposte delle aziende. In ballo ci sono finanziamenti a fondo perduto fino al 25% dell’investimento oppure finanziamenti a tasso agevolato o un mix delle due possibilità.
Altro filone dell’area di crisi complessa riguarda le infrastrutture: «E’ inserita la pedemontana», spiega Pepe, «ora la strada arriva fino a Floriano ma dovrebbe arrivare fino a Castel di Lama. E’ ritenuta strategica anche perchè collega le Marche a Roma attraverso il Traforo, soprattutto dopo i problemi con la Salaria a causa del sisma. Servono 52 milioni: stiamo lavorando per trovare i fondi».
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