Teramo Lavoro, Catarra va a processo
Il gup rinvia a giudizio anche l’ex amministratore della società Cretarola e l’ex direttore Lagatta, sindaco di Bussi
TERAMO. Dalla bolgia di eccezioni che, come sempre accade, caratterizza tutto quello che precede un dibattimento spunta il colpo a sorpresa: un cittadino parte civile al posto dell’ente pubblico. Succede nell’udienza preliminare per Teramo Lavoro al termine della quale il gup Domenico Canosa accoglie la richiesta della procura e manda a processo il presidente della Provincia Valter Catarra, l’ex amministratore della società in house Venanzio Cretarola e l’ex direttore del personale della società Salvatore Lagatta, da maggio sindaco di Bussi sul Tirino. Non solo. Il giudice, infatti, ammette come parte civile un cittadino in sostituzione dell’ente pubblico. Una norma prevista dall’ordinamento sugli enti locali. Il cittadino è Alfiero Di Giammartino, sindacalista della Uil che in passato ha presentato degli esposti su Teramo Lavoro. «Ero e sono a conoscenza della gravità dei fatti connessi con la Teramo Lavoro quale dirigente della Uil settore pubblico impiego», ha detto, «in tale veste ho assistito decine di lavoratori precari che purtroppo oggi sono rimasti definitivamente senza lavoro. Ho ritenuto doveroso continuare a tutelarli». Attualmente 60 ex dipendenti di Teramo Lavoro sono a spasso.
Catarra, Cretarola e Lagatta sono indagati per abuso d’ufficio, mentre Catarra e Cretarola anche per truffa e falso. A Cretarola, inoltre, il pm contesta il reato di peculato. Così commenta il presidente della Provincia: «un risultato scontato, viste le premesse. L’unica cosa di cui mi rammarico davvero è che dovrò aspettare a lungo prima di potermi difendere, prima di poter rendere noti tutti quegli elementi che oggi non possono essere valutati. E quando questo accadrà, dopo che saranno state distrutte vite e reputazioni, probabilmente, non interesserà più nulla a nessuno. Il mio avvocato ha puntualmente e doviziosamente contestato le accuse che mi vengono mosse e l’unica cosa che mi conforta è sapere che esistono leggi e giurisprudenza che sostengono la mia versione della storia. Ora non mi resta che aspettare ma non lo farò con le mani in mano: ho il dovere di ricostruire con estrema precisione i fatti non solo per me ma anche per l’ente che i cittadini mi hanno chiamato ad amministrare». L’inchiesta del sostituto procuratore Stefano Giovagnoni verte sull’uso del fondo sociale europeo (Fse) da parte della società e, in particolare, sulla nomina dell’ex amministratore Cretarola a coordinatore del progetto nella società. Una nomina che, secondo la procura, sarebbe avvenuta con modalità irregolari, senza una selezione pubblica e per cui Cretarola sarebbe stato reitributo complessivamente «con 42mila euro a valore sui fondi Fse».
E proprio quei soldi, insieme ad altri 11mila provenienti da un altro incarico, sono stati sequestrati dal gip Giovanni de Rensis su richiesta del pm. Sequestro confermato dal tribunale del Riesame. Il gip, nell’ordinanza con cui a gennaio ha disposto il divieto di dimora a Teramo per Cretarola (poi revocata), sostiene che non sarebbero stati rispettati i principi di trasparenza, pubblicità ed imparzialità. Il pm Giovagnoni contesta all’ex amministratore anche il reato di peculato che il gip nell’ordinanza aveva riformulato come truffa. Il fatto ruota intorno ad una somma di 11.255, 72 euro che, sostiene la procura, Cretarola avrebbe percepito illegittimamente. Il processo inizierà il 6 maggio. Catarra è difeso dall’avvocato Gugliemo Marconi, Cretarola da Cataldo Mariano e Lagatta da Gennaro Lettieri. La parte civile è rappresentata da Tommaso Navarra che così ha commentato: « è un’azione liberale che connota in termini democratici e di trasparenza il processo e i diritti della pubblica amministrazione. In questi tempi è importante ribadire che dove non è presente l’amministrazione può essere presente il cittadino».
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