Teramo, nel carcere di Castrogno c'è un bimbo È con la madre ed è grave: "Non può curarsi"

La denuncia dei radicali di Pannella che rilanciano la richiesta di amnistia: "Tra i detenuti del carcere di Castrogno c'è anche un bambino, vive con la madre detenuta e soffre di una malattia dalla nascita ma non ha mai ricevuto una visita pediatrica"

TERAMO. «Nella sezione femminile del carcere di Castrogno è reclusa una madre con un bambino di due anni e mezzo, un bambino nato senza un rene che aspetta un intervento. Il piccolo non ha mai ricevuto visite pediatriche, nè tantomeno specialistiche. In Italia ci sono ancora dai 50 ai 70 minori che vivono dietro le sbarre». E' una denuncia pesante quella che arriva da Rita Bernardini, deputata della delegazione radicale nel Partito Democratico, che ieri mattina ha fatto visita alla casa circondariale teramana insieme all'ex eurodeputato Marco Pannella e a Orazio Papili, candidato alla Camera nella lista Amnistia giustizia e libertà.

Bernardini ha aggiunto: «In alcune sezioni del carcere è stata avviata l'esperienza delle celle aperte, tuttavia la struttura, per il sovraffollamento, rimane totalmente illegale e fuori dalla Costituzione. Noi crediamo che la soluzione sia l'amnistia». Il resoconto di Bernardini ha aperto ieri pomeriggio l'incontro tenutosi alla facoltà di giurisprudenza sul tema Giustizia&Dintorni, al quale ha partecipato anche Marco Pannella, chiamato dalla deputata «un attivatore di democrazia» per il suo impegno civile.

Numerosi i relatori che hanno preso parte all'iniziativa: il rettore Luciano D'Amico, il professor Giuseppe Marazzita, Filomena Gallo segretaria nazionale dell'associazione radicale Luca Coscioni (che sostiene campagne per la libertà di cura e di ricerca scientifica), l’avvocato Franco Di Teodoro, il pubblico ministero Ettore Picardi, Eugenio Sarno segretario generale della Uil Pa Penitenziari, l'avvocato Renzo Di Sabatino candidato Pd al Senato e il senatore Paolo Tancredi candidato Pdl alla Camera.

La proposta dei radicali per l'amnistia, -l’ultima risale al 1990-, ha trovato d'accordo tutti i presenti, anche se in molti hanno avanzato la perplessità di una soluzione non sufficiente e la necessità di misure più organiche. «L'indulto del 2006 (procedimento che a differenza dell'amnistia non estingue il reato ma solo la pena principale) ha coinvolto 20mila detenuti, ma in due anni il numero è stato recuperato», ha spiegato Mazzarita. Filomena Gallo ha ricordato che l'8 gennaio 2013 la Corte europea dei diritti umani, con una sentenza pilota che dovrà essere applicata entro un anno, ha condannato l'Italia a una multa di migliaia di euro per la situazione lesiva della dignità umana in cui costringe a vivere i detenuti. «Spesso vivono in meno di 3metri quadri e questo è un trattamento pari alla tortura».

Emanuela Michini

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