Uccisi da una trave in cantiere, due abruzzesi tra gli indagati
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Melchiorre, secondo l'accusa, avrebbe redatto il progetto e la scheda di produzione della trave omettendo di calcolare in modo adeguato i carichi che la trave avrebbe dovuto sostenere. D'Eugenio avrebbe poi omesso di adottare le misure necessarie per tutelare la salute degli operai e far si che le attività di progettazione e di esecuzione degli elementi prefabbricati fossero svolte in maniera corretta e adeguata nel cantiere.
TERAMO. Cinque operai morti per l'errore di progettazione di una trave che poi cedette causando il crollo di altre cinque travi e il collasso dei solai. È l'ipotesi della Procura della Repubblica di Firenze che ha notificato tre avvisi di garanzia a due professionisti e un imprenditore ed eseguito il sequestro preventivo delle aziende Rdb.Ita spa e la Italprefabbricati di Atri (Teramo), per il disastro avvenuto un anno fa, il 16 febbraio 2024, nel cantiere per la realizzazione di un supermercato Esselunga in via Mariti alla periferia di Firenze. Gli indagati sono il direttore dei lavori strutturali all'interno del cantiere, Marco Passaleva, e Carlo Melchiorre e Alfonso D'Eugenio, il primo responsabile dell'ufficio calcolo e responsabile tecnico di produzione di Rdb.Ita spa e l'altro legale rappresentante sempre della stessa azienda. I reati ipotizzati per tutti e tre sono omicidio colposo e lesioni colpose, per Melchiorre anche il concorso in crollo o altro disastro. Il gip ha poi disposto il sequestro preventivo del cantiere di via Mariti perchè c'è "il serio pericolo", si legge in una nota della Procura, che "si verifichino altri crolli". Sempre il giudice ha disposto i sigilli anche per la Rdb.Ita spa e la Italprefabbricati: ci sarebbe "un rischio concreto e attuale" che se "lasciate libere di operare possano creare ulteriori pericoli nell'esercizio dell'attività di costruzione".
A collassare fu una trave lunga 20 metri che travolse e uccise Luigi Coclite, autotrasportatore 60enne arrivato al cantiere con un camion betoniera, residente a Collesalvetti (Livorno), e gli operai Taoufik Haidar, 43 anni, Mohamed El Ferhane, 24 anni, e Bouzekri Rahimi, 56 anni, tutti marocchini e Mohamed Toukabri, 54 anni, tunisino, residenti in provincia di Brescia e di Bergamo. A un anno dall'infortunio, grazie anche a una consulenza affidata dalla Procura all'ingegnere Stefano Podesta, i pm Francesco Sottosanti e Alessandra Falcone ritengono di aver ricostruito la causa di quel disastro. Melchiorre, secondo l'accusa, avrebbe redatto il progetto e la scheda di produzione della trave omettendo di calcolare in modo adeguato i carichi che la trave avrebbe dovuto sostenere e di inserire nel progetto un quantitativo di ferro in grado di sostenere i carichi. D'Eugenio avrebbe omesso di adottare le misure necessarie per tutelare la salute degli operai e far si che le attività di progettazione e di esecuzione degli elementi prefabbricati fossero svolte in maniera corretta e adeguata nel cantiere. Sempre secondo quanto contesta la Procura i due avrebbero realizzato il progetto senza poter dedicare persone e tempo adeguato per stare dietro alle sollecitazioni che sarebbero arrivate dai committenti Esselunga e La Villalta e dall'appaltatore. Ancora Passaleva avrebbe omesso di rilevare gli errori e le carenze presenti nel progetto predisposto da Melchiorre. "Meglio tardi che mai, oggi mi sento un pochino sollevata perché almeno qualcosa si è mosso", il commento della moglie di Coglite, Simona Mattolini, appresa la notizia dei tre indagati