CORONAVIRUS / I SUSSIDI
Addetti delle mense scolastiche senza lavoro e stipendio / VIDEO E FOTOGALLERY
Mondo della scuola in subbuglio con manifestazioni di protesta a Pescara e Teramo
Scuola in subbuglio fra carenza di personale e protesta del personale delle mense scolastiche, a Pescara, Montesilvano, a Teramo città e nella provincia.
Pescara e Montesilvano. Sit-in a Pescara, in piazza Italia, delle lavoratrici delle mense scolastiche che da marzo sono senza lavoro e stipendio. «Sono circa 220 le maestranze delle scuole di Pescara e Montesilvano sospese dal 6 marzo e solo oggi hanno percepito il fondo integrazione salariale (Fis), sostegno al reddito, per marzo e aprile, peraltro fra 300 e 600 euro, e che potranno percepire per un altro mese» spiega Alessandra Di Simone, segretario Filcams Cgil Pescara. «Soldi che dovranno bastare fino a ottobre quando auspichiamo, e chiediamo, l'apertura delle scuole con le mense che permettono a lavoratori part time e monoreddito, di avere comunque entrate. Non possiamo permetterci di perdere neanche un posto di lavoro».LA
LA PROTESTA A TERAMO: FOTOGALLERY
«Siamo qui a sensibilizzare anche la cittadinanza» aggiunge Bruno Di Federico, Uil Tucs Abruzzo. «Non abbiamo avuto risposte per lavoratrici che, in estate, dopo la chiusura delle mense scolastiche, riuscivano, con la sospensione del contratto, a lavorare nella ristorazione e nel settore turistico, oggi pesantemente in crisi».
A Teramo. Questa mattina, è andata in scena la manifestazione sotto la prefettura. A spiegare la protesta è il segretario della Filcams Cgil Mauro Pettinaro: «La Fis tarda ad arrivare, retribuzioni di contratti part-time ancora più basse, nessuna retribuzione fino a ottobre e futuro incerto per le riaperture delle scuole che potrebbero prevedere la chiusura delle mense! Per queste lavoratrici e questi lavoratori, il Covid-19 ha significato interrompere completamente l’attività lavorativa. Inoltre le addette alle mense, cuoche impegnate nella produzione dei pasti delle scuole percepiscono la retribuzione solo 8 mesi l’anno, poiché la loro attività lavorativa è strettamente legata all’apertura delle scuole e delle mense ottobre/giugno. Contratti part time involontari, spesso donne monoreddito che lavorano con orari tra le 10 e le 30 ore settimanali. Situazioni economiche, già compromesse in regime di normalità in quanto i lavoratori percepiscono redditi bassi, che con l’emergenza Covid-19 hanno visto ridursi anche quel poco garantito fino al 5 marzo. Il Fis non è ancora arrivato a tutte e gli importi netti, in ogni caso, sono compresi tra i 160 e 500 euro». E dall’8 giugno niente più ammortizzatori sociali per centinaia di lavoratori in provincia: ne sono 50 a Teramo ai quali si sommano la ventina di Silvi, altrettanti a Roseto, una decina a Castellalto e ad Alba, giusto per dare la dimensione del problema.
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