Audio shock dal carcere di TeramoIl comandante ammette: "La voce è mia"
Il comandante delle guardie penitenziarie di Teramo Giuseppe Luzi ammette che è sua una delle voci al centro dell'inchiesta partita da una lettera anonima e da una registrazione illegale. In carcere sono arrivati anche gli ispettori del ministero della Giustizia che hanno identificato il detenuto picchiato. L'uomo non vuole però per il momento sporgere querela
TERAMO. "La voce del cd è mia, ma non mi riferivo a un pestaggio. Ero mosso dalla rabbia e forse ho usato termini forti. In realtà c'era stato solo un richiamo degli agenti ai detenuti dopo un'aggressione da parte di questi ultimi alle guardie". Il comandante delle guardie penitenziarie di Teramo Giuseppe Luzi ammette, si difende ma non spiega tutto.
Sono le 15 di oggi quando la parlamentare radicale Rita Bernardini e il segretario della Uil Penitenziari Eugenio Sarno escono dall'istituto penitenziario di Castrogno al centro di un caso nazionale sul presunto pestaggio a detenuti e danno la svolta alla vicenda.
I due riferiscono il colloquio avuto poco prima con il comandante. Dicono che lui ha ammesso. E' sua la voce al centro dell'inchiesta partita da una lettera anonima e da una registrazione illegale. La voce che dice: «Non lo sai che ha menato al detenuto in sezione?». Risposta: «Io non c'ero, non so nulla...». Ma l'altro incalza: «Ma se lo sanno tutti?... In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto... Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto». Non c'è però alcun riferimento ai nomi di chi parla.
Nel pomeriggio anche gli ispettori inviati dal ministro Alfano sono arrivati nel carcere di Teramo. Il primo atto eseguito è stato quello di identificare il detenuto picchiato dall'agente. Lo hanno fatto, ma il detenuto non vuole per ora sporgere querela.
Il sostituto procuratore, David Mancini, aveva disposto l'acquisizione del compact disc. Lo stesso pm, ieri, aveva ordinato anche una perizia fonica sul cd. Ma l'ammissione del comandante Luzi la rende inutile.
E' un carcere che scoppia di detenuti quello di Teramo: oltre quattrocento, a fronte di 180 agenti. E' un carcere dove negli ultimi due mesi si sono verificati un suicidio, due tentati suicidi e quattro aggessioni nei confronti delle guardie. Ed è in quasto clima di veleni che si inserisce la vicenda del cd anonimo che accusa gli agenti di essere a loro volta dei picchiatori.
Nella registrazione audio - catturata con un cellulare - è chiaramente udibile il colloquio, agitato, tra due persone. Ancora più grave, sarebbe la contestazione di aver pestato il detenuto dinanzi a un altro carcerato, dunque testimone dell'accaduto. Ma il comandante afferma che non c'è stato alcun «massacro». La registrazione è stata recapitata al quotidiano Il Centro in una busta, a mezzo servizio postale, con una lettera di accompagnamento in cui l'anonimo si dichiara «un detenuto stanco delle vessazioni all interno del carcere».
Nella lettera che accompagna il cd, il sedicente detenuto scrive: «Qui qualsiasi cosa succede è colpa nostra ma questa volta non finirà così, è da troppo che sopportiamo, qui quelli maltrattati siamo noi ed anche in questa occasione abbiamo subito un pestaggio da parte di una guardia». Ma l'ipotesi più probabile è che, in considerazione del filtro per la posta in uscita, e del divieto di avere con sé telefoni cellulari, a registrare il colloquio sia stato in realtà un altro agente di polizia penitenziaria, in un clima di veleni.
Sono le 15 di oggi quando la parlamentare radicale Rita Bernardini e il segretario della Uil Penitenziari Eugenio Sarno escono dall'istituto penitenziario di Castrogno al centro di un caso nazionale sul presunto pestaggio a detenuti e danno la svolta alla vicenda.
I due riferiscono il colloquio avuto poco prima con il comandante. Dicono che lui ha ammesso. E' sua la voce al centro dell'inchiesta partita da una lettera anonima e da una registrazione illegale. La voce che dice: «Non lo sai che ha menato al detenuto in sezione?». Risposta: «Io non c'ero, non so nulla...». Ma l'altro incalza: «Ma se lo sanno tutti?... In sezione un detenuto non si massacra, si massacra sotto... Abbiamo rischiato una rivolta perché il negro ha visto tutto». Non c'è però alcun riferimento ai nomi di chi parla.
Nel pomeriggio anche gli ispettori inviati dal ministro Alfano sono arrivati nel carcere di Teramo. Il primo atto eseguito è stato quello di identificare il detenuto picchiato dall'agente. Lo hanno fatto, ma il detenuto non vuole per ora sporgere querela.
Il sostituto procuratore, David Mancini, aveva disposto l'acquisizione del compact disc. Lo stesso pm, ieri, aveva ordinato anche una perizia fonica sul cd. Ma l'ammissione del comandante Luzi la rende inutile.
E' un carcere che scoppia di detenuti quello di Teramo: oltre quattrocento, a fronte di 180 agenti. E' un carcere dove negli ultimi due mesi si sono verificati un suicidio, due tentati suicidi e quattro aggessioni nei confronti delle guardie. Ed è in quasto clima di veleni che si inserisce la vicenda del cd anonimo che accusa gli agenti di essere a loro volta dei picchiatori.
Nella registrazione audio - catturata con un cellulare - è chiaramente udibile il colloquio, agitato, tra due persone. Ancora più grave, sarebbe la contestazione di aver pestato il detenuto dinanzi a un altro carcerato, dunque testimone dell'accaduto. Ma il comandante afferma che non c'è stato alcun «massacro». La registrazione è stata recapitata al quotidiano Il Centro in una busta, a mezzo servizio postale, con una lettera di accompagnamento in cui l'anonimo si dichiara «un detenuto stanco delle vessazioni all interno del carcere».
Nella lettera che accompagna il cd, il sedicente detenuto scrive: «Qui qualsiasi cosa succede è colpa nostra ma questa volta non finirà così, è da troppo che sopportiamo, qui quelli maltrattati siamo noi ed anche in questa occasione abbiamo subito un pestaggio da parte di una guardia». Ma l'ipotesi più probabile è che, in considerazione del filtro per la posta in uscita, e del divieto di avere con sé telefoni cellulari, a registrare il colloquio sia stato in realtà un altro agente di polizia penitenziaria, in un clima di veleni.