Bondi ascoltato in procura su Aracu
Il ministro chiamato a confermare un incontro avuto a Roma con Angelini nel 2005.
PESCARA. Sono le 9 del mattino quando, in anticipo sull’orario fissato per l’appuntamento, il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi entra negli uffici della procura di Pescara per rispondere a un interrogativo preciso dei magistrati che indagano sullo scandalo della Sanità. È vero o no che nel 2005 il grande accusatore Vincenzo Angelini corse a Roma per lamentarsi con Bondi, allora portavoce di Forza Italia, delle presunte richieste di denaro avanzate da Sabatino Aracu?
Dura quindici minuti il colloquio tra i magistrati del pool con il ministro arrivato da Roma: all’audizione blindata, al quinto piano del Palazzo di giustizia, sono presenti il procuratore capo Nicola Trifuoggi e i sostituti procuratori Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. È un giorno di grande fermento in procura perché sono quattro le persone chiamate a rispondere (perché informate sui fatti) nell’ambito della maxi-inchiesta sulla sanità condotta dal pool. Tra loro c’è anche il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani, all’epoca componente della Conferenza Stato-Regioni e presidente del Comitato dei presidenti di Regione, che arriverà (dopo qualche incertezza sulla sua presenza) alle quattro del pomeriggio, come previsto.
Ai magistrati Sandro Bondi risponde: conferma l’incontro (a cui Angelini sarebbe stato accompagnato da Gianluca Zelli, ex manager del gruppo e responsabile della società Humangest), ma non le lamentele del titolare di Villa Pini su Aracu. Ai magistrati, invece, Angelini, avrebbe detto di aver raccontato all’allora portavoce azzurro le presunte pressioni. È il periodo successivo alla prima cartolarizzazione: il 4 marzo 2005 Angelini, secondo la procura su richiesta di Masciarelli, avrebbe versato nelle casse di Forza Italia 500 mila euro, regolarmente iscritti a bilancio e dunque considerati finanziamento lecito. Il denaro sarebbe arrivato al partito attraverso il tesoriere Rocco Crimi.
Il colloquio con Bondi, sembra, precede di pochi giorni quell’atto. Questo avrebbe portato Angelini a chiedere conto dell’atteggiamento di Aracu: la delibera per il versamento era stata approvata, perché, quindi, quelle richieste di denaro? Quali? Angelini si riferisce a un dialogo ormai famoso che avrebbe avuto con Sabatino Aracu nello stesso periodo, durante il quale, al parlamentare azzurro che gli avrebbe chiesto due milioni di euro per acquistare una casa, avrebbe risposto: «vattene aff..». Per quella richiesta, Aracu risulta indagato per tentata concussione, una ipotesi che successivamente si trasforma in concussione quando a giugno Angelini chiama di nuovo in causa Aracu, sostenendo di avergli dato 500 mila euro in contanti e gioielli. Una posizione che sembra ulteriormente essersi aggravata dopo il deposito in procura del memoriale della ex moglie di Aracu, Maria Maurizio, che racconta della presunta colletta illecita di «denaro» fatta dall’ex marito per sè e per esponenti del suo partito, a partire da Fabrizio Cicchitto (che ha sempre smentito seccamente questa circostanza).
Quando Bondi lascia la procura, la staffetta è con Francesco Massicci, ispettore generale capo dell’Igespes (l’Ispettorato generale della spesa sociale): il suo nome ricorre più volte nelle intercettazioni che riportano i dialoghi tra l’allora assessore alla Sanità Bernardo Mazzocca e il braccio destro di Ottaviano Del Turco, Lamberto Quarta, nel febbraio 2008.
Massicci, che è al controllo bilancio del ministero dell’Economia è l’interfaccia con le Regioni per i problemi del disavanzo. Il 5 febbraio, Franco Di Stanislao, direttore dell’Agenzia sanitaria, dice a Quarta che Massicci li ha «massacrati» per il buco da 180 milioni nel 2006, sostenendo che il ministero è stato indotto in errore perché, conoscendo la situazione, non avrebbe erogato altri 400 milioni di euro all’Abruzzo: quindi ricorrerà a una diffida per tutelarsi. Secondo Quarta, il dirigente avrebbe avuto il dente avvelenato perché Del Turco aveva parlato male di lui con il ministro Tommaso Padoa Schioppa. Di contenuto più tecnico, dunque, è stata l’audizione di Massicci, a cui il pool ha chiesto di chiarire le circostanze delle contestazioni fatte all’epoca alla Regione Abruzzo: i soldi spariti che erano destinati al bilancio della Sanità vennero stornati per pagare le spese della cartolarizzazione.
È lo stesso argomento su cui viene ascoltato Vasco Errani, citato nella stessa telefonata tra Mazzocca e Quarta: con il primo che chiede cosa abbia detto Errani a Del Turco, e il secondo che risponde che i due presidenti si sono parlati e «il problema sembra risolvibile». Ma il buco c’era, conferma Errani, e questo è inequivocabile.
Chiarimenti su quale fosse il rapporto tra la Regione e i rappresentanti della sanità privata, il pool ha chiesto ieri anche a Daniela Rosov, dirigente del gruppo Tosinvest, proprietaria della casa di cura San Raffaele di Sulmona, finita anche lei nel vortice delle intercettazioni per alcuni sms che il 4 marzo 2008, mentre è in corso in consiglio regionale la discussione sul piano sanitario, intercorrono tra lei, l’assessore Antonio Boschetti e un collaboratore di quest’ultimo: obiettivo, introdurre nel piano alcuni emendamenti che avrebbero potuto favorire la clinica San Raffaele.
Dura quindici minuti il colloquio tra i magistrati del pool con il ministro arrivato da Roma: all’audizione blindata, al quinto piano del Palazzo di giustizia, sono presenti il procuratore capo Nicola Trifuoggi e i sostituti procuratori Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli. È un giorno di grande fermento in procura perché sono quattro le persone chiamate a rispondere (perché informate sui fatti) nell’ambito della maxi-inchiesta sulla sanità condotta dal pool. Tra loro c’è anche il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani, all’epoca componente della Conferenza Stato-Regioni e presidente del Comitato dei presidenti di Regione, che arriverà (dopo qualche incertezza sulla sua presenza) alle quattro del pomeriggio, come previsto.
Ai magistrati Sandro Bondi risponde: conferma l’incontro (a cui Angelini sarebbe stato accompagnato da Gianluca Zelli, ex manager del gruppo e responsabile della società Humangest), ma non le lamentele del titolare di Villa Pini su Aracu. Ai magistrati, invece, Angelini, avrebbe detto di aver raccontato all’allora portavoce azzurro le presunte pressioni. È il periodo successivo alla prima cartolarizzazione: il 4 marzo 2005 Angelini, secondo la procura su richiesta di Masciarelli, avrebbe versato nelle casse di Forza Italia 500 mila euro, regolarmente iscritti a bilancio e dunque considerati finanziamento lecito. Il denaro sarebbe arrivato al partito attraverso il tesoriere Rocco Crimi.
Il colloquio con Bondi, sembra, precede di pochi giorni quell’atto. Questo avrebbe portato Angelini a chiedere conto dell’atteggiamento di Aracu: la delibera per il versamento era stata approvata, perché, quindi, quelle richieste di denaro? Quali? Angelini si riferisce a un dialogo ormai famoso che avrebbe avuto con Sabatino Aracu nello stesso periodo, durante il quale, al parlamentare azzurro che gli avrebbe chiesto due milioni di euro per acquistare una casa, avrebbe risposto: «vattene aff..». Per quella richiesta, Aracu risulta indagato per tentata concussione, una ipotesi che successivamente si trasforma in concussione quando a giugno Angelini chiama di nuovo in causa Aracu, sostenendo di avergli dato 500 mila euro in contanti e gioielli. Una posizione che sembra ulteriormente essersi aggravata dopo il deposito in procura del memoriale della ex moglie di Aracu, Maria Maurizio, che racconta della presunta colletta illecita di «denaro» fatta dall’ex marito per sè e per esponenti del suo partito, a partire da Fabrizio Cicchitto (che ha sempre smentito seccamente questa circostanza).
Quando Bondi lascia la procura, la staffetta è con Francesco Massicci, ispettore generale capo dell’Igespes (l’Ispettorato generale della spesa sociale): il suo nome ricorre più volte nelle intercettazioni che riportano i dialoghi tra l’allora assessore alla Sanità Bernardo Mazzocca e il braccio destro di Ottaviano Del Turco, Lamberto Quarta, nel febbraio 2008.
Massicci, che è al controllo bilancio del ministero dell’Economia è l’interfaccia con le Regioni per i problemi del disavanzo. Il 5 febbraio, Franco Di Stanislao, direttore dell’Agenzia sanitaria, dice a Quarta che Massicci li ha «massacrati» per il buco da 180 milioni nel 2006, sostenendo che il ministero è stato indotto in errore perché, conoscendo la situazione, non avrebbe erogato altri 400 milioni di euro all’Abruzzo: quindi ricorrerà a una diffida per tutelarsi. Secondo Quarta, il dirigente avrebbe avuto il dente avvelenato perché Del Turco aveva parlato male di lui con il ministro Tommaso Padoa Schioppa. Di contenuto più tecnico, dunque, è stata l’audizione di Massicci, a cui il pool ha chiesto di chiarire le circostanze delle contestazioni fatte all’epoca alla Regione Abruzzo: i soldi spariti che erano destinati al bilancio della Sanità vennero stornati per pagare le spese della cartolarizzazione.
È lo stesso argomento su cui viene ascoltato Vasco Errani, citato nella stessa telefonata tra Mazzocca e Quarta: con il primo che chiede cosa abbia detto Errani a Del Turco, e il secondo che risponde che i due presidenti si sono parlati e «il problema sembra risolvibile». Ma il buco c’era, conferma Errani, e questo è inequivocabile.
Chiarimenti su quale fosse il rapporto tra la Regione e i rappresentanti della sanità privata, il pool ha chiesto ieri anche a Daniela Rosov, dirigente del gruppo Tosinvest, proprietaria della casa di cura San Raffaele di Sulmona, finita anche lei nel vortice delle intercettazioni per alcuni sms che il 4 marzo 2008, mentre è in corso in consiglio regionale la discussione sul piano sanitario, intercorrono tra lei, l’assessore Antonio Boschetti e un collaboratore di quest’ultimo: obiettivo, introdurre nel piano alcuni emendamenti che avrebbero potuto favorire la clinica San Raffaele.