«Centri psichiatrici come carceri»
Ecco il dossier di Redigolo contro il titolare delle cliniche Angelini
CHIETI. «Il clima deprimente, opprimente» e di abbandono, «rende l’ambiente più simile a un carcere di passaggio che a una struttura sanitaria con permanenza definitiva delle persone». E’ solo una parte della relazione sulla struttura residenziale terapeutico-riabilitativa ex Paolucci del gruppo Villa Pini di proprietà della famiglia Angelini, firmata dallo psichiatra Angelo Righetti, consulente dell’ Agenzia sanitaria nazionale.
COMMISSIONE MARINO. Il parere è stato redatto il 13 agosto e richiesto dal commissario regionale alla sanità, Gino Redigolo, dopo il sopralluogo della commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dal senatore Ignazio Marino, del 25 luglio, quando si accertarono «le pessime condizioni igienico sanitarie e strutturali in cui versano» le strutture ex Paolucci e Le Villette, «nonché uno stato di generale abbandono dei pazienti».
LETTERA. Redigolo, dopo aver acquisito una serie di informazioni dalla direzione della Asl, dalla direzione alle politiche della salute regionale e confortato dalla consulenza del professor Righetti, che disegna un quadro disastroso delle strutture ex Paolucci e Le Villette, ha scritto una lettera, un paio di giorni fa, al sindaco Francesco Ricci, alla dottoressa Maria Crocco, direttore delle politiche della salute, al manager della Asl Mario Maresca e per conoscenza al presidente della Regione Gianni Chiodi, e all’assessore Lanfranco Venturoni. Il sindaco dovrà provvedere al trasferimento dei pazienti in strutture adeguate; la direzione delle politiche alla salute dovrà verificare se il gruppo Villa Pini ha le autorizzazioni necessarie alla gestione delle strutture riabilitative sotto accusa e provvedere al suo ritiro in caso di illegittimità. La Asl dovrà cooperare con il sindaco al trasferimento dei malati, assumere iniziative conseguenti alle violazioni della convenzione con il gruppo Villa Pini, e attivare, affiancata dalla Asl del Friuli Venezia Giulia (individuata come partner nel piano di risanamento) per l’assunzione di tutte le iniziative utili al superamento della attuale organizzazione dei servizi psichiatrici tenendo conto delle indicazioni fornite dal professor Righetti e delle previsioni del piano sanitario regionale 2008/2010.
Il 6 agosto il professor Righetti esegue il sopralluogo.
EX PAOLUCCI. «Gli ambienti non hanno nessuna personalizzazione», scrive, «i letti sono molto vicini tra loro. Sono sciatti e con scarsa manutenzione. L’impiantistica è datata e soggetta a continue rotture. Non vi è climatizzazione». Il professore, che nell’epilogo della relazione parla di «evidente violazione della legge 180», più nota come legge Basaglia, sostiene che i malati versano in uno stato di spersonalizzazione, degrado, evidente stato di abbandono. Gli ambienti per gli ospiti della struttura costruiscono «uno strumento di regressione, abbandono reclusivo e rassegnato». «L’introiezione della punizione e della colpa è il prevalente vissuto imposto dall’ambiente». Lo psichiatra sottolinea come la camera mortuaria, sullo stesso piano delle stanze di degenza, «anch’essa disadorna e non riconcilitiva con la vita esterna, suggerisce la propria irrecuperabilità». E ancora «gli ambienti riproducono il peggio dei manicomi perhé non alludono neppure lontanamente a una cura e riabilitazione possibile».
LE TERAPIE. I malati dell’ex Paolucci, 87, sono quasi tutti anziani. Malati psichiatrici, cronici, con patologie degenerative dovute all’età. Secondo Righetti sono tutti «portatori di nevrosi istituzionale», in quanto dalla vita emotiva scarsa. Le attività riabilitative non esistono e le terapie non sono in accordo con le diagnosi. Sono tutti genericamente sedati. Gli ospiti passano dalla passività, alla incontinenza, all’allettamento.
LE VILLETTE. Si trovano dietro la casa di cura Villa Pini e furono costruite nel 1996 con 10 miliardi e 500 milioni di soldi pubblici, convenzionate (180 mila lire al giorno per ogni malato) e date in proprietà e gestione a Villa Pini. «Rappresenta un esempio chiaro della tipologia del rapporto che intercorreva tra il pubblico e privato nella regione Abruzzo», il commento esaustivo del professor Righetti. La parte iniziale del complesso è abitata da 16 malati gravi. Gli altri 68 ospiti vivono in un una specie di «silos orizzonatale», continua Righetti, «in cattivo stato di manutenzione dove sono accatastate 84 persone». Il cortile viene descritto come un ambiente disardorno «dove consumare l’ora d’aria» osserva ancora lo psichiatra. Insomma la situazione è la stessa dell’ex Paolucci.
PERSONALE.In un quadro desolante Righetti riserva elogi al personale di «buona professionalità e umanità».
LA PROPRIETA’ «Il mandato istituzionale è reclusivo-assistenziale» «per mantenere e incrementare il “pacchetto delle rette” riducendo le spese per incrementare i profitti.
CONCLUSIONI. «Il rapporto convenzionale con la società Villa Pini, attualmente titolare dei due manicomi non può continuare» conclude il professor Righetti, che propone un graduale trasferimento dei malati in altre strutture pubbliche.
COMMISSIONE MARINO. Il parere è stato redatto il 13 agosto e richiesto dal commissario regionale alla sanità, Gino Redigolo, dopo il sopralluogo della commissione parlamentare d’inchiesta, presieduta dal senatore Ignazio Marino, del 25 luglio, quando si accertarono «le pessime condizioni igienico sanitarie e strutturali in cui versano» le strutture ex Paolucci e Le Villette, «nonché uno stato di generale abbandono dei pazienti».
LETTERA. Redigolo, dopo aver acquisito una serie di informazioni dalla direzione della Asl, dalla direzione alle politiche della salute regionale e confortato dalla consulenza del professor Righetti, che disegna un quadro disastroso delle strutture ex Paolucci e Le Villette, ha scritto una lettera, un paio di giorni fa, al sindaco Francesco Ricci, alla dottoressa Maria Crocco, direttore delle politiche della salute, al manager della Asl Mario Maresca e per conoscenza al presidente della Regione Gianni Chiodi, e all’assessore Lanfranco Venturoni. Il sindaco dovrà provvedere al trasferimento dei pazienti in strutture adeguate; la direzione delle politiche alla salute dovrà verificare se il gruppo Villa Pini ha le autorizzazioni necessarie alla gestione delle strutture riabilitative sotto accusa e provvedere al suo ritiro in caso di illegittimità. La Asl dovrà cooperare con il sindaco al trasferimento dei malati, assumere iniziative conseguenti alle violazioni della convenzione con il gruppo Villa Pini, e attivare, affiancata dalla Asl del Friuli Venezia Giulia (individuata come partner nel piano di risanamento) per l’assunzione di tutte le iniziative utili al superamento della attuale organizzazione dei servizi psichiatrici tenendo conto delle indicazioni fornite dal professor Righetti e delle previsioni del piano sanitario regionale 2008/2010.
Il 6 agosto il professor Righetti esegue il sopralluogo.
EX PAOLUCCI. «Gli ambienti non hanno nessuna personalizzazione», scrive, «i letti sono molto vicini tra loro. Sono sciatti e con scarsa manutenzione. L’impiantistica è datata e soggetta a continue rotture. Non vi è climatizzazione». Il professore, che nell’epilogo della relazione parla di «evidente violazione della legge 180», più nota come legge Basaglia, sostiene che i malati versano in uno stato di spersonalizzazione, degrado, evidente stato di abbandono. Gli ambienti per gli ospiti della struttura costruiscono «uno strumento di regressione, abbandono reclusivo e rassegnato». «L’introiezione della punizione e della colpa è il prevalente vissuto imposto dall’ambiente». Lo psichiatra sottolinea come la camera mortuaria, sullo stesso piano delle stanze di degenza, «anch’essa disadorna e non riconcilitiva con la vita esterna, suggerisce la propria irrecuperabilità». E ancora «gli ambienti riproducono il peggio dei manicomi perhé non alludono neppure lontanamente a una cura e riabilitazione possibile».
LE TERAPIE. I malati dell’ex Paolucci, 87, sono quasi tutti anziani. Malati psichiatrici, cronici, con patologie degenerative dovute all’età. Secondo Righetti sono tutti «portatori di nevrosi istituzionale», in quanto dalla vita emotiva scarsa. Le attività riabilitative non esistono e le terapie non sono in accordo con le diagnosi. Sono tutti genericamente sedati. Gli ospiti passano dalla passività, alla incontinenza, all’allettamento.
LE VILLETTE. Si trovano dietro la casa di cura Villa Pini e furono costruite nel 1996 con 10 miliardi e 500 milioni di soldi pubblici, convenzionate (180 mila lire al giorno per ogni malato) e date in proprietà e gestione a Villa Pini. «Rappresenta un esempio chiaro della tipologia del rapporto che intercorreva tra il pubblico e privato nella regione Abruzzo», il commento esaustivo del professor Righetti. La parte iniziale del complesso è abitata da 16 malati gravi. Gli altri 68 ospiti vivono in un una specie di «silos orizzonatale», continua Righetti, «in cattivo stato di manutenzione dove sono accatastate 84 persone». Il cortile viene descritto come un ambiente disardorno «dove consumare l’ora d’aria» osserva ancora lo psichiatra. Insomma la situazione è la stessa dell’ex Paolucci.
PERSONALE.In un quadro desolante Righetti riserva elogi al personale di «buona professionalità e umanità».
LA PROPRIETA’ «Il mandato istituzionale è reclusivo-assistenziale» «per mantenere e incrementare il “pacchetto delle rette” riducendo le spese per incrementare i profitti.
CONCLUSIONI. «Il rapporto convenzionale con la società Villa Pini, attualmente titolare dei due manicomi non può continuare» conclude il professor Righetti, che propone un graduale trasferimento dei malati in altre strutture pubbliche.