PESCARA
Coronavirus: in Abruzzo primi contagi non d'importazione
Il caso di due coniugi, coltivatori diretti di Città sant'Angelo, apre nuovi scenari. Parruti: "Il virus muore e scompare se lo fermiamo per un po' di giorni"
PESCARA. In Abruzzo si registrano i primi contagi da Coronavirus la cui origine non è chiara, probabilmente non "d'importazione" e che potrebbero dimostrare una diffusione del Covid-19 sul territorio. È il caso dei due coniugi di Città Sant'Angelo (Pescara) prima ricoverati all'ospedale di Penne (Pescara) e poi trasferiti a quello di Pescara. Si tratta di coltivatori diretti che, stando ai primi accertamenti, non hanno avuto nessuna relazione epidemiologica con l'esterno. L'uomo, 70 anni, era ricoverato nel reparto di Medicina dell'ospedale del capoluogo vestino per altre patologie. Sottoposto a tampone, è stata accertata la positività al Covid-19. Una parte dell'ospedale è stata isolata con il personale all'interno, tra loro anche il sindaco, Mario Semproni, medico nell'ospedale del suo comune.
Marito e moglie sono stati trasferiti a Pescara e nella notte è stato eseguito in urgenza il test sulla moglie: anche lei è positiva. I coniugi sono ricoverati nel reparto di Malattie infettive; hanno entrambi la polmonite. Sono una ventina gli operatori sanitari entrati in contatto con l'uomo e in questi istanti sono in corso i tamponi. Le autorità sanitarie si stanno occupando del tracciamento dei contatti dei coniugi. Il sindaco di Città Sant'Angelo, Matteo Perazzetti, arrivata la conferma della positività, ha attivato il centro operativo comunale (Coc). «Invitiamo la popolazione a non frequentare locali particolarmente affollati» dice il primo cittadino. «La prima arma che abbiamo è il nostro senso civico: usciamo il meno possibile, evitiamo i posti affollati, se abbiamo sintomi o torniamo da zone rosse contattiamo il nostro medico di base». Poco chiara, al momento, anche l'origine del contagio di un giovane di Manoppello (Pescara) pure risultato positivo al Covid-19. Le autorità sanitarie sono al lavoro sulle relazioni epidemiologiche: l'uomo era stato per poche ore in Emilia Romagna e, dalle prime informazioni, sembra che non abbia avuto contatti a rischio; non è escluso, di conseguenza, che il contagio sia avvenuto in Abruzzo. Le Asl abruzzesi e la task force istituita dalla Regione Abruzzo sono al lavoro senza sosta per tracciare i contatti delle persone risultate positive al Covid-19, affinché vengano poste in isolamento fiduciario.
Parruti, dirigente Malattie infettive. «Siamo di fronte a uno scenario nuovo. Dobbiamo essere più aperti a cercare la possibile presenza in pazienti locali, perché, a questo punto, è probabile che vi sia una diffusione del virus sul territorio». A confermarlo è il dirigente dell'Unità operativa complessa di Malattie infettive dell'ospedale di Pescara, Giustino Parruti, della task force della Regione Abruzzo, dopo gli ultimi casi di Coronavirus accertati sul territorio. L'esperto rivolge anche un appello ai cittadini: «Ognuno» dice «deve sentirsi responsabile di una riduzione delle relazioni sociali in termini di rischio e di quantità. In altre parole, bisogna stare di più a casa. Le ultime vicende dimostrano che il virus ha anche qui una capacità di diffusione, per cui dobbiamo stare fermi. Le scuole chiuse, lo stop ai locali, sono tutti provvedimenti che devono avere uno scopo, se vogliamo fare come i cinesi, che ne stanno uscendo. Dobbiamo mostrare corresponsabilità civile e sociale nei confronti di questa situazione. Il virus ha bisogno di riprodursi: se lo fermiamo per un po' di giorni» chiosa Parruti «muore e scompare».