Paolo Crepet

PREVENZIONE

Coronavirus, voglia di normalità. Tutti gli errori secondo Crepet

Sul Centro in edicola intervista allo psichiatra, sociologo, saggista e volto noto tv. Sotto accusa finiscono i social, ma anche il governo «che non ha un portavoce unico e competente. E La psicosi può finire solo se si torna alla vita di prima»

«Il panico che si sta diffondendo è assolutamente ingiustificato e porterà danni economici rilevanti a un Paese già in difficoltà. L'emergenza coronavirus ci darà il colpo di grazia. Sarebbe stato opportuno che il governo identificasse un portavoce, un virologo, a cui affidare la comunicazione. La politica faccia un passo indietro: nessun ministro deve azzardarsi a parlare di cose di cui non conosce il merito. Ai cittadini vanno date comunicazioni corrette ed essenziali». E' uno dei passaggi dell'intervista sull'emergenza Coronavirus pubblicata sul Centro di oggi, sabato 29 febbraio a Paolo Crepet, psichiatra, sociologo, saggista e volto noto della televisione.

Secondo Crepet panico e paura dilaganti non sono giustificati perché abbiamo rimedi terapeutici, così come dimostrano i casi di guarigione all'ospedale Spallanzani di Roma: «È un'epidemia influenzale diversa dalle solite, una malattia che ha un'alta capacità di diffusione, comunque inferiore rispetto ad altre forme, e una bassissima mortalità. Questo è il dato oggettivo. Sono morte delle persone anziane affette da Covid-19, ma non sono state effettuate autopsie e non conosciamo la vera causa del decesso, in quanto avevano anche altre problematiche. Il tutto a fronte di migliaia di decessi per influenza tradizionale, che nessuno sembra prendere in considerazione».

Sotto accusa finiscono i social, ma anche il governo «che non ha un portavoce unico e competente». Ancora: «La cittadinanza deve essere informata ma al tempo stesso rassicurata: lunedì prossimo tutte le scuole devono essere aperte, le università, i musei, le biblioteche fruibili, i bar e i ristoranti devono riempirsi e nelle chiese va celebrata messa». «Si deve tornare presto alla normalità controllando i focolai, che rimangono fino a quando l'ultimo dei cittadini diventerà asintomatico, e punire severamente chi da quei focus dovesse fuggire».

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