Crisi energetica: il giogo delle fonti fossili e la svolta delle rinnovabili

11 Aprile 2025

Aprire anche al nucleare significherebbe aumentare l’autosufficienza del paese, incrementando la competitività dell’industria

PESCARA. In Italia l’energia continua a costare mediamente di più rispetto agli altri principali paesi europei. Negli ultimi 12 mesi, il prezzo all’ingrosso dell’elettricità in Italia è stato in media di 124,5 €/MWh, rispetto agli 83,4€/MWh della Germania (33% in meno), i 73,8€/MWh della Spagna (40% in meno) e i 70€/MWh della Francia (43,5% in meno). Le principali cause di questo costo elevato sono riconducibili alla composizione dell’approvvigionamento di energia elettrica in Italia, fortemente dipendente dalle fonti fossili e dalle importazioni, che ci espongono oggi ad una maggiore volatilità dei prezzi a causa delle dinamiche geopolitiche.

La dipendenza dalle fonti fossili influisce sul prezzo dell’elettricità: il prezzo d’acquisto, infatti, dipende dal costo dell’ultima unità di energia necessaria per soddisfare la domanda in un dato momento. In Italia, la componente principale per coprire il fabbisogno energetico è il gas, il cui prezzo, a differenza delle energie rinnovabili, è legato all’andamento delle quotazioni in borsa ad Amsterdam (Ttf). Questo meccanismo fa sì che il gas, oltre ad essere una risorsa particolarmente costosa e dal prezzo altalenante, abbia anche il maggior impatto sul prezzo dell’elettricità.

Un altro aspetto problematico (soprattutto in un periodo caratterizzato da una forte incertezza geopolitica come questo) è la forte dipendenza dell’Italia dalle importazioni. Le tensioni geopolitiche hanno suscitato preoccupazioni per l’andamento dei mercati energetici, come si è visto nel picco del Ttf, che ha superato i 300€/MWh ad agosto 2022 a causa del conflitto russo-ucraino. Anche in questo caso l’Italia importa più degli altri paesi, con una quota del 79,8% di import (vs. 77,1% Spagna, 69,8% Germania e 47,2% Francia). La forte dipendenza del settore energetico dal contesto geopolitico emerge anche dalla 28ª edizione dell’Annual Global CEO Survey di PwC, l’indagine annuale che ha raccolto le prospettive di 4.701 Ceo a livello globale, di cui 122 in Italia.

Più della metà dei dirigenti intervistati a livello mondiale (56,3%) ha dichiarato di sentirsi moderatamente o estremamente esposto alla minaccia di conflitti geopolitici nei prossimi 12 mesi, una percentuale che sale al 67,1% per i Ceo operanti nel settore Energy, Utilities & Resources, e al 72,7% per quelli nel settore Oil &Gas. Per rendere l’energia più sostenibile è cruciale aumentare la produzione di energia rinnovabile e aprire alla possibilità di sfruttare l’energia nucleare, non solo per abbattere i costi energetici, ma anche per ridurre la quota di energia importata e avere una maggiore indipendenza sulle fluttuazioni dei prezzi.

Ciò contribuirebbe ad aumentare l’autosufficienza del paese, migliorare la sua sicurezza energetica e incrementare la competitività dell’industria. Investire in energia non è solo una scelta strategica per il futuro del pianeta, ma anche un’opportunità per il benessere economico del paese, per accelerare la transizione sostenibile, l’innovazione nelle reti infrastrutturali e per attrarre nuove opportunità di investimento. Secondo lo scenario nazionale elaborato per il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e per il Clima dal Ministero della Transizione Ecologica, l’obiettivo per il 2030 è che il contributo delle fonti rinnovabili al soddisfacimento dei consumi di energia elettrica raggiunga il 63,4%, diventando così la principale fonte energetica nel mix italiano.

Il piano prevede anche la possibilità di integrare il nucleare tra le fonti energetiche italiane, aprendo la strada a un’opzione di approvvigionamento che si possa affiancare al gas, contribuendo alla diversificazione delle fonti.