ABRUZZO/ EMERGENZACORONAVIRUS
Covid-19, verso l'istituzione di una "zona rossa" in Abruzzo
I 47 sindaci del Taramano scrivono a Marsilio per adottare una misura simile a quella già prevista in Emilia Romagna e Campania. Tra i Comuni a maggior rischio contagio Castiglione Messer Raimondo, Montefino e Castilenti, nella Val Fino; Penne e Elice, nel Pescarese
PESCARA. Si va verso l'istituzione della zona rossa, cioè restrizioni ancora più incisive, in cinque comuni abruzzesi, due del Pescarese e tre del Teramano, in cui il numero di contagi da Covid-19 è considerato estremamente elevato rispetto a quello degli abitanti. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, in attesa delle ultime relazioni e degli ultimi colloqui, secondo quanto si apprende potrebbe firmare domani la relativa ordinanza. I Comuni in questione sono Penne ed Elice, nel Pescarese, e Castiglione Messer Raimondo, Montefino e Castilenti, nella Val Fino, in provincia di Teramo. Il punto della situazione è stato fatto in serata nel corso di una videoconferenza cui hanno preso parte i responsabili delle quattro Asl, oltre al governatore, che si è confrontato anche con i prefetti di Pescara e Teramo. È già stata acquisita una relazione della Asl di Teramo, mentre deve arrivare quella della Asl di Pescara.
La richiesta dei 47 sindaci del Teramano. I 47 sindaci della provincia di Teramo hanno inviato una lettera al presidente della Regione Abruzzo, al prefetto di Teramo e al ministro per gli Affari regionali, con la richiesta di istituire una zona di protezione speciale nell'area del Valfino. La lettera, spiegano i primi cittadini, è un «sostegno concreto al presidente Marsilio per assumere la relativa decisione». Nella missiva si fa esplicita richiesta «di un intervento istituzionale che consenta di arginare e bloccare il rischio di diffusione del contagio da e verso la zona» in questione e viene sottolineato come l'eventuale decisione, altro non sarebbe che il riconoscimento «sul piano strettamente sanitario di un'emergenza eccezionale che ha colpito un'area che comprende più Comuni, su cui si deve intervenire con un atto forte che impedisca la propagazione e lo scambio del contagio con le zone limitrofe», considerato che il numero dei casi registrati e conclamati «può costituire un elemento di grave rischio sanitario per il territorio dell'intera provincia e non solo. Rischio incrementato, ovviamente, dall'elevato numero di attività produttive presenti e operanti nella zona con conseguente flusso quotidiano di lavoratori. Da qui la richiesta »di adottare un'ordinanza regionale simile a quelle già adottate dalla Regione Emilia Romagna o dalla Campania che sono già operative».