Giuseppe Ferro (La Molisana) «Noi, secondo brand di pasta in un Abruzzo di esperti»

11 Aprile 2025

L’azienda rilevata dopo due fallimenti cresce in doppia cifra. Ora però ci sono nuove sfide: dai dazi del presidente Trump al cambiamento climatico che minaccia di distruggere le colture

CAMPOBASSO. Al fallimento alla rinascita con la famiglia Ferro. La Molisana negli ultimi anni si è affermata come uno dei marchi leader nel settore alimentare, conquistando fette rilevanti di mercato anche in Abruzzo, dove praticamente partiva da zero. A capo dell’azienda di Campobasso, che molti abruzzesi vedono quasi come un marchio regionale per la vicinanza non solo geografica tra le due regioni, c’è Giuseppe Ferro. Innovazione, qualità e sostenibilità sono le strade che continua a seguire l’azienda nelle sfide che ha di fronte l’impresa del futuro, dalle nuove tecnologie all’impatto ambientale, passando per i dazi di Trump.
 

Dottor Ferro, l’intelligenza artificiale è uno dei temi del momento in fatto di nuove tecnologie. Che impatto ha avuto finora nel vostro settore?

«Sicuramente è molto utile, però da noi è ancora utilizzata poco, anche se siamo tra le aziende che più investono in tecnologia».
 

Altro tema di grande attualità: i dazi di Trump. È una cosa che può far male all’agroalimentare?

«Sicuramente. Perché noi andiamo alla ricerca di mercati di qualità e l’America è uno di questi. Rincarare del 20% tutti i prodotti che vanno dall’Europa in America è estremamente rilevante, perché le aziende non hanno una marginalità del 20% per ribassare i prezzi ed essere più competitive. Ma non sappiamo ancora cosa succederà, se il consumatore americano accetterà di pagare un prodotto a maggior prezzo».
 

I cambiamenti climatici invece hanno influito sul vostro comparto?

«È una delle cose più importanti del nostro settore in assoluto: una siccità enorme oppure dei grandissimi acquazzoni rovinano le colture».
 

Contromisure?

«Con la natura purtroppo possiamo fare poco o nulla».
 

Avete invece adottato iniziative particolari per ridurre l’impatto ambientale delle vostre produzioni in azienda in questi anni?

«Su questo siamo estremamente accorti. Noi risparmiamo sul Chep pallet, sulla parte energetica, nell’impatto ambientale. Abbiamo un impianto fotovoltaico e generatori che producono energia “caldo e freddo”. Facciamo confezioni eco-sostenibili di carta, che è sicuramente meglio della plastica, e stiamo studiando packaging ancora più sostenibili».
 

Lei ha rilanciato un’azienda che veniva da due fallimenti. Come ha fatto?

«Una domanda che mi fanno spesso è proprio “Qual è il segreto del successo?”. Io dico amare quello che fai, fare quel lavoro con amore. Non ci è pesato lavorare un numero di ore imprecisato, con umiltà abbiamo affrontato i problemi del settore e la conoscenza di questo settore. E i dati sono incredibili: anche quest’anno stiamo crescendo in doppia cifra».
 

Un numero simbolo?

«In Abruzzo La Molisana aveva forse una fetta di mercato dello 0,3%. Non esisteva praticamente, perché 0,3 è pari a zero. Adesso siamo il secondo brand in Abruzzo, dove la gente è abituata a mangiare pasta di qualità elevatissima: forse tra le regioni italiane è quella più competente in assoluto, perché i pastifici, da quelli più noti a quelli artigiani, sono tutti di qualità».

Tra l’altro a molti abruzzesi La Molisana dà quasi l’idea di un marchio regionale.

«Ma anche per noi è la stessa cosa: Abruzzo e Molise erano la stessa regione, e probabilmente al Molise la divisione non è andata bene».

Il dibattito sulla riunificazione tra Abruzzo e Molise è tornato d’attualità. Lei cosa ne pensa?

«Ne sarei contentissimo».
 

La mettiamo tra i favorevoli quindi?

«Assolutamente. Anzi, tra i tifosi proprio direi».

I prossimi obiettivi della vostra azienda? Ci sono nuovi progetti in arrivo?

«Seguiamo tre strade. Una è il grano made in Italy: siamo stati tra i primi e il consumatore ci ha dato grandi risultati. Lavoriamo molto sull’innovazione, abbiamo inventato una marea di nuovi formati: nella pasta non è usuale e per noi è una gioia investire in innovazione. Altro concetto sul quale lavoreremo ancora meglio è quello della sostenibilità. E poi siamo pronti a tirare fuori una grande novità tra circa trenta giorni: una sorpresa».

Che consiglio darebbe a un giovane imprenditore che vuole iniziare un percorso in questo settore?

«Rimboccarsi le maniche, non guardare l’orologio e fare quello che fa con grandissima passione. Poi i risultati arrivano sempre».