IMPEACHMENT
D'Alfonso in difesa di Mattarella: Di Maio e Salvini lo hanno minacciato
I veleni sul veto del Presidente a Savona ministro dell'Economia. "La messa in stato d'accusa configura il reato di lesa autonomia": interrogazione e incarico all'avvocatura di valutare i presupposti. Citati anche i ministri Toninelli e Fraccaro
PESCARA. Il leader e ministro M5s Luigi Di Maio, il capo della Lega (e anche lui ministro) Matteo Salvini, e ancora i ministri Danilo Toninelli e Riccardo Fraccaro: sono alcuni dei personaggi politici sui quali pende la possibilità di una denuncia per "lesione dell'autonomia riconosciuta costituzionalmente al Capo dello Stato". E a chiedere all'avvocatura regionale di vericarne la sussistenza delle condizioni è il presidente della Regione Luciano D'Alfonso con una delibera datata 7 agosto, cioè due giorni prima che annunciasse le dimissioni da governatore per optare per la carica di senatore. L'Avvocatura regionale dovrà verificare, nei modi e nei termini di legge, la possibilità di presentare la denuncia nei confronti dei rappresentanti istituzionali che hanno promosso la minaccia di "messa in stato di accusa" (impeachment) del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
I fatti che sono oggetto della verifica risalgono al periodo tra il 27 e il 28 maggio scorso, a seguito della crisi istituzionale aperta per la formazione del governo nazionale. Quando Mattarella mise il veto sull'indicazione di M5s e Lega di Paolo Savona a ministro dell'Economia. Di Maio parlò di impeachment, Salvini di "un Paese a sovranità limitata", Toninelli di "Costituzione strattonata", e Fraccaro si lasciò andare a: "Mattarella se ne pentirà, non finisce qui". Tutte frasi riprese da D'Alfonso dai quotidiani dell'epoca e allegati alla delibera. Il (ex) governatore D'Alfonso _ la lettera delle sue dimissioni viene protocollata in mattinata nella sede dell'Aquila della Regione Abruzzo _ ha presentato sul caso anche una interrogazione al presidente del Consiglio. Secondo lui "si è configurata, anche con la sola minaccia, la lesione dell'autonomia riconosciuta costituzionalmente al Capo dello Stato". "Con questo atto - aggiunge - intendo custodire l'integrità, la libertà e l'autonomia del capo dello Stato che rappresenta l'unità del Paese e, contestualmente, verificare se, durante il dibattito politico, siano state violate le norme costituzionali. Un accertamento della verità. La lesione non si è configurata nelle affermazioni politiche a sopporto dell'attivazione giuridica dell'istituto della "messa in stato di accusa", bensì - osserva D'Alfonso - nella sola "minaccia", determinando la lesione dell'autonomia del presidente della Repubblica. E' la prima volta - conclude D'Alfonso - che una Regione come ente e persona giuridica agisce a difesa di un organo costituzionale di primaria rilevanza come quella del presidente della Repubblica".