Le Province attaccano la Regione
I presidenti: con questa riforma del welfare si perderanno 400 posti
PESCARA. Ai presidenti delle quattro Province abruzzesi non piace il progetto di riforma del welfare presentato dall'assessore Paolo Gatti che, sostengono, «mette a rischio la qualità del servizio» dei Centri per l'impiego e «400 posti di lavoro». Perciò hanno deciso di «interrompere i rapporti con la Regione» finché non verrà cambiata la riforma.
I presidenti delle Province - tutti di centrodestra come la giunta regionale - Valter Catarra (Teramo), Antonio Del Corvo (L'Aquila), Enrico Di Giuseppantonio (Chieti) e Guerino Testa (Pescara) si sono riuniti per esaminare il funzionamento dei Centri per l'impiego così come viene previsto nel disegno di legge regionale «Testo unico del welfare». In quella sede hanno deciso di chiedere al presidente della Regione, Gianni Chiodi un incontro a breve per proporre e discutere lo stralcio dal Testo unico del welfare della parte che riguarda i Centri per l'impiego.
Nel frattempo le Province hanno deciso di sospendere la loro partecipazione ai tavoli istituzionali convocati dalla Regione, in particolare alla Conferenza Regione- enti locali.
«Siamo molto preoccupati», dicono i quattro presidenti in un documento comune, «per le conseguenze che potranno esserci a causa della prospettata regionalizzazione nella gestione di un servizio importante come quello reso dai Centri per l'impiego. I nostri timori sono legati, in particolare, alla qualità del servizio che verrà reso ai cittadini e al mantenimento dei livelli occupazionali. Vediamo infatti, tra le conseguenze del Testo unico, il pericolo concreto che si possano perdere i 400 posti di lavoro dei dipendenti delle Province attualmente in organico nei Centri per l'impiego e il cui apporto in termini professionali e di impegno è vitale per il funzionamento di queste strutture».
«Ma vediamo», hanno aggiunto, «anche un decadimento della qualità del servizio reso ai cittadini nel momento in cui si prevede un solo Centro per l'impiego in ciascuna provincia: ciò avrà ripercussioni gravissime per tutti coloro che si rivolgono ai Centri per l'impiego. Si tratta di persone che cercano un lavoro, in mobilità e disoccupati e che saranno costrette a farsi carico delle spese, dei tempi e dei disagi per spostamenti che potranno essere anche di alcune centinaia di chilometri».
L'assessore Gatti, da parte sua, ha invitato i presidenti alla prudenza.
«E' necessario ribadire che siamo solo ai preliminari di una fase di confronto», ha detto l'assessore regionale al Lavoro, «che sarà ampia e approfondita e durante la quale, non sottraendosi al contraddittorio, i presidenti delle Province avrebbero l'opportunità di discutere ogni singolo punto della riforma, ivi compresa la parte che si riferisce ai Centri per l'impiego sui quali, come è noto, non è stata presa alcuna decisione».
«Quanto riportato in ordine al numero dei Centri per l'impiego e ai paventati pericoli per il personale», ha concluso Gatti, «risulta privo di fondamento con riferimento sia alla normativa statale in vigore sia alle previsioni ipotizzate nel testo unico».
I presidenti delle Province - tutti di centrodestra come la giunta regionale - Valter Catarra (Teramo), Antonio Del Corvo (L'Aquila), Enrico Di Giuseppantonio (Chieti) e Guerino Testa (Pescara) si sono riuniti per esaminare il funzionamento dei Centri per l'impiego così come viene previsto nel disegno di legge regionale «Testo unico del welfare». In quella sede hanno deciso di chiedere al presidente della Regione, Gianni Chiodi un incontro a breve per proporre e discutere lo stralcio dal Testo unico del welfare della parte che riguarda i Centri per l'impiego.
Nel frattempo le Province hanno deciso di sospendere la loro partecipazione ai tavoli istituzionali convocati dalla Regione, in particolare alla Conferenza Regione- enti locali.
«Siamo molto preoccupati», dicono i quattro presidenti in un documento comune, «per le conseguenze che potranno esserci a causa della prospettata regionalizzazione nella gestione di un servizio importante come quello reso dai Centri per l'impiego. I nostri timori sono legati, in particolare, alla qualità del servizio che verrà reso ai cittadini e al mantenimento dei livelli occupazionali. Vediamo infatti, tra le conseguenze del Testo unico, il pericolo concreto che si possano perdere i 400 posti di lavoro dei dipendenti delle Province attualmente in organico nei Centri per l'impiego e il cui apporto in termini professionali e di impegno è vitale per il funzionamento di queste strutture».
«Ma vediamo», hanno aggiunto, «anche un decadimento della qualità del servizio reso ai cittadini nel momento in cui si prevede un solo Centro per l'impiego in ciascuna provincia: ciò avrà ripercussioni gravissime per tutti coloro che si rivolgono ai Centri per l'impiego. Si tratta di persone che cercano un lavoro, in mobilità e disoccupati e che saranno costrette a farsi carico delle spese, dei tempi e dei disagi per spostamenti che potranno essere anche di alcune centinaia di chilometri».
L'assessore Gatti, da parte sua, ha invitato i presidenti alla prudenza.
«E' necessario ribadire che siamo solo ai preliminari di una fase di confronto», ha detto l'assessore regionale al Lavoro, «che sarà ampia e approfondita e durante la quale, non sottraendosi al contraddittorio, i presidenti delle Province avrebbero l'opportunità di discutere ogni singolo punto della riforma, ivi compresa la parte che si riferisce ai Centri per l'impiego sui quali, come è noto, non è stata presa alcuna decisione».
«Quanto riportato in ordine al numero dei Centri per l'impiego e ai paventati pericoli per il personale», ha concluso Gatti, «risulta privo di fondamento con riferimento sia alla normativa statale in vigore sia alle previsioni ipotizzate nel testo unico».
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