Abruzzo

L’Intelligenza artificiale entra nelle sale operatorie. «Aiuta a curare anche il cancro»

31 Marzo 2025

Le nuove tecnologie mediche. Svelate a Chieti, nel convegno all’università D’Annunzio, le potenzialità dell’IA in chirurgia. Aceto: «Il robot riesce a intervenire a livello macroscopico, ma non può sostituire l’empatia umana»

Precisione nell’atto chirurgico, maggior conoscenza a livello di diagnostica e, soprattutto, l’opportunità di arrivare nelle strutture microscopiche con le applicazioni virtuali dell’intelligenza artificiale (IA) in sala operatoria. 

L’esperto non sarà mai sostituito ma avrà a disposizione velocemente e contemporaneamente una enorme quantità di dati che, nel campo della salute, promettono una vera e propria rivoluzione. Venerdì e sabato scorsi, la chirurgia del futuro si è data appuntamento a Chieti nel convegno nazionale “Nuovi orizzonti in chirurgia: da Ippocrate all’intelligenza artificiale”. 

Due giornate in cui medici, ricercatori, docenti universitari e rappresentanti istituzionali si sono confrontati su come l’innovazione stia trasformando – e trasformerà – l’atto chirurgico, il ruolo dello specialista, formazione e governance dei sistemi sanitari. Un appuntamento promosso dalla chirurgia generale oncologica della locale Asl e presieduto dal direttore dell'unità operativa complessa, Liberato Aceto. 

Ma qual è questa rivoluzione? «È quella di arrivare alle strutture più piccole, quelle microscopiche – spiega il direttore - importantissimo nei tumori con la radicalità di un intervento che permette di togliere tutto anche in localizzazioni periferiche. Parlare di una chirurgia della cellula ancora non si può, sarebbe impossibile da fare oggi, ma sicuramente prevediamo una chirurgia di precisione, sradicando completamente la massa che è il segreto poi della terapia chirurgica perché più pulito è l’intervento più è riuscito». 

CHIRURGIA MICROSCOPICA. Oggi, quindi, parlare di togliere la cellula è fantachirurgia ma con le applicazioni virtuali, il viaggio all’interno del corpo umano è diventato sempre più capillare e mirato. 

Gli strumenti di maggior precisione consentono di fare interventi più radicali, impossibili con i trattamenti classici. «Per esempio si può arrivare nella chirurgia addominale in zone, strette e piccole al livello di retto, esofago e stomaco. Nel fegato, strettamente a contatto con le strutture nobili, vascolari, una chirurgia di precisione e una conoscenza maggiore pre-operatoria, consentono di prevenire danni e fare interventi più precisi, non realizzabili con tecniche del passato». 

Presenti professionalità nel campo della chirurgia nazionale ma anche internazionale. Dagli Stati Uniti è intervenuto Francesco Bianco esperto in chirurgia mininvasiva e robotica che collabora con la Nasa. Bianco, laureato e specializzato a Chieti, oggi dirige il programma di chirurgia robotica al “Mount Sinai” di Chicago. Ha spiegato come l’ente nazionale aerospaziale, col ministero della difesa, sta puntando molto sull’intelligenza artificiale per interventi a distanza sulle portaerei americane ma anche sulle navicelle spaziali. 

ROBOT SENZA EMPATIA. Il fulcro del congresso è stato quello di sviluppare i concetti delle innovazioni alla luce di una centralità della figura dell’uomo: medico e paziente.

«Senza la mano dell’uomo – aggiunge Liberato Aceto - non si può intervenire, perché l’intelligenza e il robot da soli non sono capaci di realizzare una performance chirurgica se non guidati dalla mente dell’uomo. Il robot non prevede l’imprevisto ma soprattutto non può sostituire l’empatia e la comprensione umana». 

Il discorso etico è stato affrontato in una tavola rotonda presieduta da Elio Borgonovi, ex rettore della Bocconi di Milano dal titolo “Futuro della sanità italiana tra innovazione e sostenibilità” con una sessione sulla simulazione medica. Al confronto anche un sacerdote esperto in IA perché laureato in ingegneria informatica, don Alessandro Picchiarelli, attualmente parroco della Cattedrale Maggiore di Assisi chiamato a parlare di tutela dei diritti dei cittadini a fronte di queste innovazioni. Con loro il colonnello Franco Sivilli, che vive a Chieti ma lavora a Roma come dg delle risorse informatiche e statistiche del Consiglio di Stato. 

CRISI DI VOCAZIONE. «Il colonnello Sivilli ha ben spiegato che oggi viviamo in possesso di molti dati ma, se non utilizzati correttamente, porterebbero ad un default», prosegue Aceto che ha voluto far passare un ulteriore importante messaggio: «Un settore importante come la chirurgia, in momento tanto difficile per la sanità, deve essere rivitalizzato e rivalorizzato perché alla crisi economia se ne aggiunge un’altra, ben più profonda, quella di “vocazione” con troppi oneri e pochi onori per chi sceglie di fare il chirurgo». 

Sono sempre meno i medici che vogliono entrare in sala operatoria, un po’ per il sacrificio molto per il rischio denunce. Il congresso è servito quindi anche a ri-stimolare la passione verso un mestiere che oggi fa un po’ di paura. 

Ma l’intelligenza artificiale potrebbe alleggerire la responsabilità del medico? Il “no” del direttore dell'unità operativa complessa è fermo: «Il collegamento con l’uomo è sempre preminente, nessun robot si può sostituire al medico per questo serve passione, dedizione e tanta umiltà». Tre caratteristiche che hanno portato al ricordo di Paolo Innocenti, insigne chirurgo scomparso poche settimane fa che è stato direttore del dipartimento di Scienze chirurgiche sperimentali e cliniche dell'ateneo teatino e primo in Abruzzo ad usare il robot contro il cancro. 

«È lui che mi ha insegnato la responsabilità: anche se non era al lavoro, se c’era un’emergenza ovunque si trovasse girava la macchina e tornava in reparto. Un grande uomo e meraviglioso professionista – ricorda Aceto - una mente che ha sempre guardato oltre». Valori che l’intelligenza artificiale non potrà mai insegnare e sostituire. 

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