Mamma orsa mangia le pere selvatiche con i figli / Video
Il filmato realizzato dallo zoologo Paolo Forconi con le videotrappole mostra la famiglia che, giorno e notte, si nutre con i frutti del bosco. "Ma per tutelare gli ultimi orsi rimasti occorre un parco più esteso"
PESCASSEROLI. Una femmina di orso marsicano con due piccoli nati quest'anno si nutre di pere selvatiche nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. La scena è stata ripresa dalla zoologo Paolo Forconi con delle videotrappole a led infrarossi invisibili (940 nm) che permettono di filmare gli animali senza provocare alcun disturbo, osservandoli così nei loro comportamenti naturali.
"Questo è il periodo di iperfagia per gli orsi, cioè devono mangiare tantissimo per ingrassare, così da poter superare il letargo invernale", spiega Paolo Forconi dello Studio faunistico Chiros. "Principalmente si nutrono di frutti e in autunno è molto importante la faggiola (frutto del faggio che in genere cresce al di sopra dei 1.000 metri di quota) e la ghianda (frutto della quercia che cresce a quota più basse del faggio). Ma negli ultimi due anni la faggiola è stata quasi assente a causa delle gelate primaverili e le ghiande si trovano quasi sempre fuori dal parco, a quote basse. Può un parco nazionale di soli 500 chilometri quadrati tutelare efficacemente gli ultimi 50 orsi marsicani rimasti? Un parco addirittura più piccolo di quello dei Sibillini, che si estende per 700 chilometri quadrati. Ciò che serve per tutelare l’orso marsicano e permettere che la sua popolazione si espanda è un grande parco nazionale di circa 2.000 chilometri quadrati. Pensate che il Parco Nazionale di Yellowstone, in Nord America, si estende per quasi 9.000 chilometri quadrati. Infatti, l’estensione di un’Area protetta è in funzione dell’ecologia e del comportamento delle specie animali e vegetali che si vogliono tutelare. Però essendo l’Italia un paese abbastanza antropizzato e agricolo, è necessario prevedere, sempre tramite una zonizzazione, dei piani di controllo mediante abbattimenti selettivi, per quelle specie, come cinghiale e cervo, che possono arrecare eccessivi danni all’agricoltura, come già avviene in diversi parchi nazionali. In tal modo la gestione degli attuali 500 km quadrati rimarrebbe pressochè uguale, mentre per gli altri 1.500 km quadrati si avrebbe una gestione venatoria sicuramente più compatibile con la tutela dell’orso marsicano".