POLITICA

Marsilio, le chat svelate: «Certe cose prima si fanno e poi si dicono in pubblico»

18 Febbraio 2025

Nel mirino le parole del presidente della Regione Marco Marsilio pubblicate nel libro Fratelli di Chat, scritto da Giacomo Salvini: «Se in Abruzzo mi metto a dire che dobbiamo trivellare nell’Adriatico scateniamo tutti i sindaci». La reazione di D’Alfonso: «Tratta gli Abruzzesi come i cafoni di Fontamara»

PESCARA. Ci sono anche le parole del presidente della Regione Abruzzo Marco Marsilio nel libro Fratelli di Chat scritto da Giacomo Salvini – giornalista de il Fatto Quotidiano - in cui viene raccontata la storia del partito di Giorgia Meloni attraverso le chat dei parlamentari, ministri e dirigenti di Fratelli d’Italia. Ci sono le parole di Marco Marsilio perché prima di salire al potere in Abruzzo era senatore eletto a Roma ed è stati tra i fondatori del partito. Parole che hanno scatenato le ire di alcuni consiglieri di opposizione, in particolare Vincenzo Menna della Lista D’Amico, che ha attaccato duramente: «Possibile che nessuno dice niente sul doppiogiochismo del presidente?». Menna si riferisce in particolare alle posizioni assunte dal Governatore sul rigassificatore di Piombino e sulla trivellazione nel Mar Adriatico, due argomenti su cui Marsilio è intervenuto con concetti che – secondo Vincenzo Menna - lasciano intendere un modus operandi piuttosto ambiguo.

Le frasi nel mirino. «Certe cose», scrive Marsilio nell’agosto del 2022 mentre scoppia la polemica sul rigassificatore che il governo dell’allora premier Mario Draghi aveva proposto a Piombino guidato da un sindaco di Fdi, «si fanno il giorno dopo le elezioni quando hai cinque anni davanti per riassorbire proteste e dimostrare che magari erano fondate su paure ingiustificate e soprattutto avendo avuto il tempo di far piovere anche i benefìci e le compensazioni economiche per i territori. Nei pochi giorni di campagna elettorale raccoglieremmo soltanto le proteste». E poi sempre sull’argomento: «Piaccia o non piaccia, se adesso in Abruzzo mi mettessi a dire che dobbiamo trivellare nell’Adriatico scateniamo tutti i sindaci della costa compresi i nostri come succede a Piombino, contro le trivelle e contro il partito. Lo stesso accadrebbe in Val di Sangro per il gas sotto il lago di Bomba». E proprio l’argomentazione delle trivelle scatena i critici.

La storia. Nel 2016, infatti, c’era Matteo Renzi al governo, Giorgia Meloni fece una dura campagna per il referendum abrogativo che avrebbe portato alla cancellazione della legge che consentiva nuove concessioni per estrarre gas nel mar Adriatico oltre le dodici miglia e vietando il rinnovo di quelle già esistenti. Tre anni dopo, però, c’è una correzione sul tema che coincide con le elezioni regionali in Abruzzo (dove corre il meloniano Marco Marsilio) e Basilicata. La linea inizia a essere diversa: meglio non parlare delle trivellazioni nel mar Adriatico, meglio evitare l’argomento. Lo dice l’allora capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida oggi ministro dell’agricoltura in chat: «Una questione importante. Sulle Trivelle, al di là degli intimi convincimenti, votandosi in Abruzzo e Basilicata eviterei di uscire a favore degli impianti. Le popolazioni coinvolte sono elettoralmente sensibili alla questione e si rischia di dare forza a M5S». Ovviamente Meloni si dice d’accordo. Tre anni dopo la conversione a 360° è conclusa. Per rispondere alla crisi energetica provocata dalla guerra in Ucraina il governo Meloni a novembre 2022, inserisce nel decreto Aiuti Ter una norma che permette addirittura nuove concessioni per estrarre gas nel mar Adriatico e dalle nove miglia in su. Per dirla con le parole Marsilio «le cose prima si fanno e poi si dicono». O meglio – secondo Menna – un conto sono le posizioni assunte quando si è all’opposizione un conto è quello che si fa quando si è al governo della cosa pubblica.

I cafoni di Fontamara. Secondo Luciano D’Alfonso – parlamentare del Pd – Marsilio «tratta la gente dell’entroterra abruzzese come i cafoni di Fontamara, ma non sa che su certe questioni la popolazione è preparata e attenta, nonostante i suoi alti disegni tattici». D’Alfonso punta su Bomba e la Val di Sangro. La questione dell’estrazione del gas. «In Val di Sangro c’è il più grande giacimento di gas naturale d’Italia in terraferma non sfruttato. E se non è stato sfruttato dall’Agip che lo scoprì alla fine degli anni ’50, qualche motivo valido c’è. Il gas non si può estrarre», aggiunge D’Alfonso, «perché si trova sotto un bacino idroelettrico circondato da importanti frane. I rischi idrogeologici sono stati evidenziati e illustrati da anni. Ma evidentemente gli esponenti del partito sedicente nazionalista si fidano più degli affaristi statunitensi che dei tecnici italiani dell’Agip. Il presidente, mantenendo fede alla sua strategia, non parla della questione, ma ne parlano persone a lui molto vicine. La Confindustria locale promuove convegni a favore del progetto, e un noto conduttore di campagne elettorali della destra abruzzese cura la comunicazione della LNEnergy, così si chiama la micro-società statunitense che dal 2010 è impegnata a riscrivere la storia. Eppure l’istanza è stata bocciata due volte dal comitato Via della Regione Abruzzo, ha avuto un pronunciamento avverso del Consiglio di Stato e due bocciature dal comitato Via del ministero dell’Ambiente. Tuttavia, un nuovo tentativo è in esame tuttora dal comitato VIA dei progetti Pnrr-Pniec e speriamo che né Marsilio, né nessun altro dei suoi colleghi nazionalisti intervengano per impedire ai tecnici italiani di evidenziare ancora volta le enormi criticità del progetto».

Le altre reazioni

La reazione della minoranza consiliare all’Emiciclo nelle parole di Vincenzo Menna e Giovanni Cavallari della lista D’Amico: «Frasi gravissime che svelano il vero volto di chi governa la nostra Regione: un presidente distante, che non ascolta i cittadini e che antepone strategie politiche agli interessi dell’Abruzzo». E poi: «Mentre le liste d’attesa negli ospedali si allungano, mentre le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, si pensa a trivellare il nostro mare, senza trasparenza né confronto con le comunità locali. È ora di svegliarsi e difendere insieme la nostra terra». Le parole del governatore hanno suscitato una dura reazione da parte di Mario Pizzola, rappresentante del Coordinamento Per il Clima – Fuori dal Fossile, che ha commentato: «Non deve essere eccelsa la considerazione che Marco Marsilio ha degli elettori, a giudicare dai messaggi che il presidente della Regione si scambiava con i suoi colleghi di partito». Non meno tenero Francesco Taglieri del M5S: «Lo stile di Marsilio? Prendere in giro gli abruzzesi, promettere, farsi votare, non mantenere le promesse e poi fare ciò che vuole della Regione Abruzzo».