Mille edifici ancora da abbattere
Macerie, ecco i siti dove smaltirle. Gabrielli: primo problema da risolvere. Mantini (Udc): vanno coinvolte le aziende italiane leader facendo partire i bandi con appalti trasparenti No a leggi speciali
L’AQUILA. Mille edifici, irrimediabilmente danneggiati dal terremoto, ancora da abbattere in città. Prima di procedere, però, bisogna smaltire le macerie. Il prefetto Franco Gabrielli lo ha definito «il primo problema», oggi se ne parla in un vertice tra le istituzioni.
Le macerie del terremoto sono sotto gli occhi di tutti e a nessuno sfugge che l’affare dello smaltimento farà scorrere all’Aquila un fiume di denaro.
Il Premier Silvio Berlusconi, nel corso della sua ultima visita all’Aquila, ha ipotizzato una legge speciale per gestire al meglio le varie fasi del prelievo e smaltimento delle macerie. L’onorevole Pierluigi Mantini (Udc) boccia l’idea di una legge ad hoc: «Vanno applicate le leggi che già esistono».
IL VERTICE. L’assessore provinciale, Michele Fina, ha promosso un incontro, concordato con il prefetto e la Protezione civile, che si svolgerà in mattinata alla scuola della Finanza, aperto a sindaci, Regione, Arta, vigili del fuoco, carabinieri e Forestale.
LE VARIE FASI. Attualmente, solo nel Comune dell’Aquila, ci sono oltre due milioni di metri cubi di macerie. In prima battuta questo materiale viene prelevato, dai vigili del fuoco, e depositato in due impianti - la ex Teges e Montereale - dove avviene una fase importante, quella della separazione delle parti pericolose, come l’amianto, da quelle edilizie come i calcinacci. Una volta conclusa questa operazione gli inerti vengono trasportati negli impianti di trattamento. Su questo punto la Regione ha individuato nove possibili siti (vedi tabella in alto) nella provincia dell’Aquila. Sono in corso sopralluoghi da parte di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Arta (Agenzia regionale tutela ambientale) per verificare la situazione degli impianti. Saranno contattati anche i sindaci per definire le modalità del conferimento. È di due giorni fa l’incontro tra l’assessore provinciale ai Rifiuti, Michele Fina, il dirigente del servizio gestione rifiuti della Regione, Franco Gerardini e il sindaco di Barisciano, Domenico Panone, hanno avuto per l’utilizzo dell’impianto del paese. È stata raggiunta un’intesa.
LE CASE DA ABBATTERE. «Il problema delle macerie che impediscono e rallentano la ricostruzione», avverte Fina, «sono poca cosa rispetto al quadro che si presenterà quando saranno demolite le case pericolanti. Fino a che non saranno tolte le macerie, non si può pensare di demolire. Ecco perché bisogna velocizzare la procedura di smaltimento. Una legge speciale? È tutto da vedere, oggi le procedure sono troppo complicate. Governo e Protezione civile hanno semplificato il possibile, ma esistono dei vincoli europei. Il ciclo dei rifiuti è complesso ma anche molto appetitoso. Molte aziende sono allettate dall’affare. Si spenderanno molti soldi e quindi c’è il problema del rischio di infiltrazioni malavitose».
«Va creata una filiera delle macerie», aggiunge Fina, «che può rappresentare un piccolo pezzo di economia del territorio. La stima del Comune dell’Aquila è bassa e bisogna accelerare sui tempi altrimenti ha ragione il prefetto Gabrielli, che ringrazio per l’impegno su questo argomento, non basteranno 50 anni».
Secondo Gerardini «il problema è cosa fare di queste macerie. Non dimentichiamo che dentro può esserci di tutto: dai gioielli al danaro, alle pistole, come è stato constatato dagli operatori della Asm».
LA PROPOSTA. Non fa sconti l’onorevole Mantini sulla gestione delle macerie. «Il primo problema», afferma il parlamentare, «è che L’Aquila è in una situazione di mancanza di governo molto grave. Non si riescono a fare le gare e questo è allarmante. Non c’è cultura amministrativa adeguata alla gravità dei problemi e a volte si pensa di risolvere le complessità con il mito dei poteri speciali o con la forza demiurgica della legge. A me risulta che all’Aquila, alla Dicomac, al Comune, agli enti locali, sono state presentate domande da parte di imprese leader in Italia nello smaltimento degli inerti. Aziende che sarebbero in grado di risolvere in modo assolutamente efficace il problema sul piano imprenditoriale, grazie ad attrezzature d’avanguardia e a macchinari che trasformano le macerie in calcestruzzi in polveri, riutilizzabili sul mercato».
Perché questi ritardi?
«Queste domande», la spiegazione di Mantini, «risultano senza risposta perché non si fanno le gare oppure si fanno con i metodi degli amici degli amici, come è avvenuto nel caso di Paganica, la classica buccia di banana. Allora, io ritengo che un’amministrazione seria e un mercato efficiente siano le risposte per risolvere anche i problemi degli appalti dei rifiuti e delle macerie; solo che le amministrazioni serie non ci sono e le gare non si fanno».
AREE DI SMALTIMENTO. L’onorevole Mantini aggiunge che «se anziché lottizzare anche politicamente le aree per gli inerti tra tanti piccoli imprenditori, che hanno mezzi inadeguati e insufficienti, si pensasse a mettere a disposizione due, tre, massimo quattro aree sufficientemente grandi da mettere a disposizione di aziende leader, si farebbe buona amministrazione. Si favorirebbe inoltre il mercato e non ci sarebbe bisogno di leggi speciali perché le macerie non sono triturate e recuperate dalle norme, ma dagli impianti destinati allo scopo. Questa pagina dell’arretratezza delle macerie e dei detriti edilizi è il segno assai preoccupante di miopia amministrativa, scarsa trasparenza dei mercati e clientelismo che sta soffocando ogni speranza di ricostruzione».
Le macerie del terremoto sono sotto gli occhi di tutti e a nessuno sfugge che l’affare dello smaltimento farà scorrere all’Aquila un fiume di denaro.
Il Premier Silvio Berlusconi, nel corso della sua ultima visita all’Aquila, ha ipotizzato una legge speciale per gestire al meglio le varie fasi del prelievo e smaltimento delle macerie. L’onorevole Pierluigi Mantini (Udc) boccia l’idea di una legge ad hoc: «Vanno applicate le leggi che già esistono».
IL VERTICE. L’assessore provinciale, Michele Fina, ha promosso un incontro, concordato con il prefetto e la Protezione civile, che si svolgerà in mattinata alla scuola della Finanza, aperto a sindaci, Regione, Arta, vigili del fuoco, carabinieri e Forestale.
LE VARIE FASI. Attualmente, solo nel Comune dell’Aquila, ci sono oltre due milioni di metri cubi di macerie. In prima battuta questo materiale viene prelevato, dai vigili del fuoco, e depositato in due impianti - la ex Teges e Montereale - dove avviene una fase importante, quella della separazione delle parti pericolose, come l’amianto, da quelle edilizie come i calcinacci. Una volta conclusa questa operazione gli inerti vengono trasportati negli impianti di trattamento. Su questo punto la Regione ha individuato nove possibili siti (vedi tabella in alto) nella provincia dell’Aquila. Sono in corso sopralluoghi da parte di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Arta (Agenzia regionale tutela ambientale) per verificare la situazione degli impianti. Saranno contattati anche i sindaci per definire le modalità del conferimento. È di due giorni fa l’incontro tra l’assessore provinciale ai Rifiuti, Michele Fina, il dirigente del servizio gestione rifiuti della Regione, Franco Gerardini e il sindaco di Barisciano, Domenico Panone, hanno avuto per l’utilizzo dell’impianto del paese. È stata raggiunta un’intesa.
LE CASE DA ABBATTERE. «Il problema delle macerie che impediscono e rallentano la ricostruzione», avverte Fina, «sono poca cosa rispetto al quadro che si presenterà quando saranno demolite le case pericolanti. Fino a che non saranno tolte le macerie, non si può pensare di demolire. Ecco perché bisogna velocizzare la procedura di smaltimento. Una legge speciale? È tutto da vedere, oggi le procedure sono troppo complicate. Governo e Protezione civile hanno semplificato il possibile, ma esistono dei vincoli europei. Il ciclo dei rifiuti è complesso ma anche molto appetitoso. Molte aziende sono allettate dall’affare. Si spenderanno molti soldi e quindi c’è il problema del rischio di infiltrazioni malavitose».
«Va creata una filiera delle macerie», aggiunge Fina, «che può rappresentare un piccolo pezzo di economia del territorio. La stima del Comune dell’Aquila è bassa e bisogna accelerare sui tempi altrimenti ha ragione il prefetto Gabrielli, che ringrazio per l’impegno su questo argomento, non basteranno 50 anni».
Secondo Gerardini «il problema è cosa fare di queste macerie. Non dimentichiamo che dentro può esserci di tutto: dai gioielli al danaro, alle pistole, come è stato constatato dagli operatori della Asm».
LA PROPOSTA. Non fa sconti l’onorevole Mantini sulla gestione delle macerie. «Il primo problema», afferma il parlamentare, «è che L’Aquila è in una situazione di mancanza di governo molto grave. Non si riescono a fare le gare e questo è allarmante. Non c’è cultura amministrativa adeguata alla gravità dei problemi e a volte si pensa di risolvere le complessità con il mito dei poteri speciali o con la forza demiurgica della legge. A me risulta che all’Aquila, alla Dicomac, al Comune, agli enti locali, sono state presentate domande da parte di imprese leader in Italia nello smaltimento degli inerti. Aziende che sarebbero in grado di risolvere in modo assolutamente efficace il problema sul piano imprenditoriale, grazie ad attrezzature d’avanguardia e a macchinari che trasformano le macerie in calcestruzzi in polveri, riutilizzabili sul mercato».
Perché questi ritardi?
«Queste domande», la spiegazione di Mantini, «risultano senza risposta perché non si fanno le gare oppure si fanno con i metodi degli amici degli amici, come è avvenuto nel caso di Paganica, la classica buccia di banana. Allora, io ritengo che un’amministrazione seria e un mercato efficiente siano le risposte per risolvere anche i problemi degli appalti dei rifiuti e delle macerie; solo che le amministrazioni serie non ci sono e le gare non si fanno».
AREE DI SMALTIMENTO. L’onorevole Mantini aggiunge che «se anziché lottizzare anche politicamente le aree per gli inerti tra tanti piccoli imprenditori, che hanno mezzi inadeguati e insufficienti, si pensasse a mettere a disposizione due, tre, massimo quattro aree sufficientemente grandi da mettere a disposizione di aziende leader, si farebbe buona amministrazione. Si favorirebbe inoltre il mercato e non ci sarebbe bisogno di leggi speciali perché le macerie non sono triturate e recuperate dalle norme, ma dagli impianti destinati allo scopo. Questa pagina dell’arretratezza delle macerie e dei detriti edilizi è il segno assai preoccupante di miopia amministrativa, scarsa trasparenza dei mercati e clientelismo che sta soffocando ogni speranza di ricostruzione».