Piano sanitario: dal Tar disco verde alla rete ospedaliera
I giudici amministrativi rigettano i ricorsi dei sindaci di Penne e Popoli, ultimo atto di una battaglia legale sulla difesa dei piccoli ospedali durata tre anni
PESCARA. Il Tar Abruzzo dà il via libera al piano sanitario regionale con due sentenze, ultime di una serie, nelle quali vengono rigettati i ricorsi dei comuni di Popoli e Penne contro la trasformazione dei rispettivi ospedali in “Centro qualificato di riabilitazione cardiologica e motoria”, il primo, e in “Ospedale di zona particolarmente disagiata”, il secondo”. Il comune di Penne aveva chiesto anche l’annullamento del Piano sanitario e del decreto di Riordino della rete ospedaliera alla base della riconversione della struttura.
«Le due sentenze del Tar Abruzzo», commenta l'assessore regionale alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci «dimostrano come l'intero processo di riordino della rete ospedaliera nella nostra regione, non si è basato sul rispetto acritico della normativa nazionale, ma sulla necessità di garantire assistenza sanitaria ai nostri cittadini, secondo parametri di sicurezza, qualità ed efficacia delle cure».
Nella sentenza i giudici amministrativi sgombrano subito il campo dalla questione dell’incompetenza del commissario ad acta a firmare atti pianificatori, che dovrebbero riguardare la Regione (un tema sollevato più volte in Consiglio regionale dalle opposizioni). Questione che il Tar rigetta ricordando che, in caso di commissariamento della sanità, alla Regione è precluso l’esercizio delle sue prerogative in queste materie. Quindi il Tar passa ad esaminare la questione del numero dei posti letto, che secondo il ricorrente «non rispetta il limite massimo, fissato dal regolamento ministeriale, della previsione di un numero massimo di posti letto pari a 3, 7 per ogni mille abitanti» perché «erroneamente calcolato sulla base della popolazione residente secondo gli indici Istat e non sulla base dei dati della “popolazione sanitaria residente”» (inferiore rispetto alla popolazione residente). Il Tar ritiene infondata l’argomentazione, essendo il numero di posti letto fondato su «dati di fatto oggettivi in disponibilità della Regione». E in questo modo, commenta Paolucci, certifica che non ci sono stati tagli di posti letto a seguito del piano di riordino. Altro argomento rigettato dai giudici è quello della mancata previsione nel piano di riordino di ospedali di base e presidi ospedalieri di II livello. Per i giudici l’osservazione è infondata perché i presidi sede di pronto soccorso previsti (Giulianova, Atri, Sant’Omero e Sulmona) sono a tutti gli effetti ospedali di base, mentre per gli ospedali di II livello si individuano gli ospedali (Chieti-Pescara, e L’Aquila) ma si rimanda a un successivo provvedimento l’organizzazione della struttura.
«Vorrei fossero chiari due aspetti, che considero importanti», conclude Paolucci, «non ci sono strutture che chiudono, ma ci sono strutture che vengono riqualificate. Abbiamo portato avanti questa riconversione non per risparmiare, perché ci attendono investimenti importanti in sanità, ma per utilizzare bene il capitale umano, le risorse professionali e le strutture ospedaliere e territoriali. Il secondo aspetto è che l'atto programmatorio della rete ospedaliera, che ci ha consentito di salvare anche presidi a rischio di chiusura, è solo un punto di partenza. Verrà implementato con successivi provvedimenti attuativi e migliorativi, che saranno destinati a regolamentare nel dettaglio le vocazioni specifiche di ogni singolo nodo della rete e l’attuazione di una vera integrazione ospedale territorio per la continuità assistenziale dei nostri pazienti».
In precedenza la Regione aveva vinto davanti al Tar i ricorsi contro la chiusura dei punti nascita di Sulmona, Ortona e Atri.
«Le due sentenze del Tar Abruzzo», commenta l'assessore regionale alla programmazione sanitaria Silvio Paolucci «dimostrano come l'intero processo di riordino della rete ospedaliera nella nostra regione, non si è basato sul rispetto acritico della normativa nazionale, ma sulla necessità di garantire assistenza sanitaria ai nostri cittadini, secondo parametri di sicurezza, qualità ed efficacia delle cure».
Nella sentenza i giudici amministrativi sgombrano subito il campo dalla questione dell’incompetenza del commissario ad acta a firmare atti pianificatori, che dovrebbero riguardare la Regione (un tema sollevato più volte in Consiglio regionale dalle opposizioni). Questione che il Tar rigetta ricordando che, in caso di commissariamento della sanità, alla Regione è precluso l’esercizio delle sue prerogative in queste materie. Quindi il Tar passa ad esaminare la questione del numero dei posti letto, che secondo il ricorrente «non rispetta il limite massimo, fissato dal regolamento ministeriale, della previsione di un numero massimo di posti letto pari a 3, 7 per ogni mille abitanti» perché «erroneamente calcolato sulla base della popolazione residente secondo gli indici Istat e non sulla base dei dati della “popolazione sanitaria residente”» (inferiore rispetto alla popolazione residente). Il Tar ritiene infondata l’argomentazione, essendo il numero di posti letto fondato su «dati di fatto oggettivi in disponibilità della Regione». E in questo modo, commenta Paolucci, certifica che non ci sono stati tagli di posti letto a seguito del piano di riordino. Altro argomento rigettato dai giudici è quello della mancata previsione nel piano di riordino di ospedali di base e presidi ospedalieri di II livello. Per i giudici l’osservazione è infondata perché i presidi sede di pronto soccorso previsti (Giulianova, Atri, Sant’Omero e Sulmona) sono a tutti gli effetti ospedali di base, mentre per gli ospedali di II livello si individuano gli ospedali (Chieti-Pescara, e L’Aquila) ma si rimanda a un successivo provvedimento l’organizzazione della struttura.
«Vorrei fossero chiari due aspetti, che considero importanti», conclude Paolucci, «non ci sono strutture che chiudono, ma ci sono strutture che vengono riqualificate. Abbiamo portato avanti questa riconversione non per risparmiare, perché ci attendono investimenti importanti in sanità, ma per utilizzare bene il capitale umano, le risorse professionali e le strutture ospedaliere e territoriali. Il secondo aspetto è che l'atto programmatorio della rete ospedaliera, che ci ha consentito di salvare anche presidi a rischio di chiusura, è solo un punto di partenza. Verrà implementato con successivi provvedimenti attuativi e migliorativi, che saranno destinati a regolamentare nel dettaglio le vocazioni specifiche di ogni singolo nodo della rete e l’attuazione di una vera integrazione ospedale territorio per la continuità assistenziale dei nostri pazienti».
In precedenza la Regione aveva vinto davanti al Tar i ricorsi contro la chiusura dei punti nascita di Sulmona, Ortona e Atri.