Ricostruzione: case B e C, via alle denunce
Ricostruzione in ritardo, denunce e richieste di danni. Cittadini infuriati contro il Comune
L’AQUILA. Dopo gli studi degli ingegneri le perizie passano al vaglio degli avvocati. Un gruppo di cittadini che ritengono di essere stati vessati dal complesso meccanismo per avere i contributi per la riparazione delle case B e C sono pronti a chiedere i danni. Nel mirino il mancato rientro nelle case nel termine di 60 giorni, entro il quale scatta il silenzio-assenso. La protesta cresce di ora in ora.
I RITARDI. Lo sfogo del tecnico che ha raccontato al Centro perché si intoppa la procedura per l’assegnazione dei contributi per riparare le case inagibili ha dato coraggio a tante persone che sono ancora costrette a rimanere fuori casa «per colpa della lentezza della burocrazia che ci impedisce di avviare i lavori entro i 60 giorni previsti dalla legge». Francesca, una sfollata che vive in un condominio, è tra le 2700 persone che alcuni giorni fa si sono viste indicare, nel sito Internet del Comune, come tra quelle che avrebbero dovuto integrare la loro pratica. «Il Comune ha risposto che si tratta di un errore», racconta la cittadina. «Ma non ha chiarito, tuttavia, quali siano le conseguenze di questo errore. Dobbiamo ritenere che le pratiche siano da aggiornare oppure no? Alcune delle persone che hanno visto il loro nome sul sito sono andate a ritirare la pratica ma adesso non sanno cosa fare. Dobbiamo integrare, dobbiamo aspettare oppure possiamo far partire i lavori? La confusione è massima e sicuramente c’è bisogno di un chiarimento da parte del Comune». Tra l’altro la situazione si complica ulteriormente quando si tratta di condomìni, in quanto alcuni proprietari si trovano fuori città e quindi è difficile raccordare tutti i soggetti interessati.
INTEGRAZIONI. Un ingegnere che sta lavorando alle perizie sulla ricostruzione segnala la necessità, da parte del Comune, di chiarire in maniera esplicita se esistono o meno i 60 giorni entro i quali, in assenza di osservazioni, la procedura ha termine per effetto del silenzio-assenso. «Il caso delle integrazioni scoperte per caso, ben oltre i termini di legge, non è isolato», spiega il tecnico. «Magari uno se ne accorge quando crede di avere in mano il certificato del contributo definitivo e invece deve ricominciare daccapo. A questo punto serve un chiarimento immediato. Altrimenti il Comune dovrà prepararsi ad affrontare una valanga di cause giudiziarie. Molte persone hanno ormai capito che non devono ritirare le pratiche per le quali sono richieste integrazioni fuori termini. Ma molti non lasciano correre e vogliono ottenere il ristoro dei danni».
IL SINDACO REPLICA. Per il sindaco Massimo Cialente, che ha diffuso, due giorni fa, i dati sui 930 contributi concessi a titolo definitivo, sono i cittadini a doversi impegnare di più per accelerare la procedura di richiesta di contributo per riparare le abitazioni classificate
I RITARDI. Lo sfogo del tecnico che ha raccontato al Centro perché si intoppa la procedura per l’assegnazione dei contributi per riparare le case inagibili ha dato coraggio a tante persone che sono ancora costrette a rimanere fuori casa «per colpa della lentezza della burocrazia che ci impedisce di avviare i lavori entro i 60 giorni previsti dalla legge». Francesca, una sfollata che vive in un condominio, è tra le 2700 persone che alcuni giorni fa si sono viste indicare, nel sito Internet del Comune, come tra quelle che avrebbero dovuto integrare la loro pratica. «Il Comune ha risposto che si tratta di un errore», racconta la cittadina. «Ma non ha chiarito, tuttavia, quali siano le conseguenze di questo errore. Dobbiamo ritenere che le pratiche siano da aggiornare oppure no? Alcune delle persone che hanno visto il loro nome sul sito sono andate a ritirare la pratica ma adesso non sanno cosa fare. Dobbiamo integrare, dobbiamo aspettare oppure possiamo far partire i lavori? La confusione è massima e sicuramente c’è bisogno di un chiarimento da parte del Comune». Tra l’altro la situazione si complica ulteriormente quando si tratta di condomìni, in quanto alcuni proprietari si trovano fuori città e quindi è difficile raccordare tutti i soggetti interessati.
INTEGRAZIONI. Un ingegnere che sta lavorando alle perizie sulla ricostruzione segnala la necessità, da parte del Comune, di chiarire in maniera esplicita se esistono o meno i 60 giorni entro i quali, in assenza di osservazioni, la procedura ha termine per effetto del silenzio-assenso. «Il caso delle integrazioni scoperte per caso, ben oltre i termini di legge, non è isolato», spiega il tecnico. «Magari uno se ne accorge quando crede di avere in mano il certificato del contributo definitivo e invece deve ricominciare daccapo. A questo punto serve un chiarimento immediato. Altrimenti il Comune dovrà prepararsi ad affrontare una valanga di cause giudiziarie. Molte persone hanno ormai capito che non devono ritirare le pratiche per le quali sono richieste integrazioni fuori termini. Ma molti non lasciano correre e vogliono ottenere il ristoro dei danni».
IL SINDACO REPLICA. Per il sindaco Massimo Cialente, che ha diffuso, due giorni fa, i dati sui 930 contributi concessi a titolo definitivo, sono i cittadini a doversi impegnare di più per accelerare la procedura di richiesta di contributo per riparare le abitazioni classificate