Sanità, piano contro il blocco
Venerdì vertice con la Turco ma rimane il nodo dei precari
PESCARA. Entro domani i manager Asl dovranno adottare la delibera regionale che prevede la «ricognizione» dei lavoratori precari della sanità. Sono circa un migliaio e contribuiscono a garantire l'assistenza ai malati e la funzionalità dei reparti, ma sono ad un passo dal licenziamento. Per cercare una soluzione venerdì l'assessore alla sanità Bernardo Mazzocca, il senatore Giovannni Legnini e il direttore dell'agenzia sanitaria Francesco Di Stanislao terranno a Roma un incontro con il ministro Livia Turco. Chiederanno una intesa che eviti licenziamenti e blocco dell'assistenza.
Una possibile via d'uscita è stata nei giorni scorsi studiata dal presidente della Commissione sanità, Antonella Bosco, che con Legnini ha incontrato il sottogretario Zucchelli. Si tratta di un possibile accordo che viaggia su due numeri: complessivamente il costo del personale incide del 30% sulla spesa sanitaria regionale, se si riuscirà a fare economie sul restante 70%, i soldi recuperati saranno reinvestiti sul personale. E' l'unico percorso ipotizzato, per il resto i no del governo sono scontati. Il ministero non potrà concedere all'Abruzzo strappi al Piano di risanamento. «Al ministero», ribadisce Antonella Bosco, «diremo che abbiamo la ferma intenzione di rispettare i limiti del piano di risanamento, lo faremo all'interno dei tetti di spesa che sono stati fissati».
La vicenda viene seguita con preoccupazione anche dai segretari regionali dell'Intersindacale sanitaria che dopo aver proclamato lo stato di agitazione, temono che i direttori Asl se daranno corso alla delibera regionale saranno tagliate «tutte le tipologie di lavoro a tempo determinato», creando «l'impossibilità di erogare le prestazioni assistenziali». L'intersindacale critica però l'intera manovra della giunta regionale accusata di «sconcertante comportamento» e di avere deciso tutto senza «una doverosa concertazione». «Un provvedimento», scrivono i sindacati della sanità publica, «che costringerà i cittadini a rivolgersi alle strutture sanitarie private che erogheranno le prestazioni richieste e ne richiederanno il pagamento al servizi sanitario regionale in barba a tutti i budget concordati»
Una possibile via d'uscita è stata nei giorni scorsi studiata dal presidente della Commissione sanità, Antonella Bosco, che con Legnini ha incontrato il sottogretario Zucchelli. Si tratta di un possibile accordo che viaggia su due numeri: complessivamente il costo del personale incide del 30% sulla spesa sanitaria regionale, se si riuscirà a fare economie sul restante 70%, i soldi recuperati saranno reinvestiti sul personale. E' l'unico percorso ipotizzato, per il resto i no del governo sono scontati. Il ministero non potrà concedere all'Abruzzo strappi al Piano di risanamento. «Al ministero», ribadisce Antonella Bosco, «diremo che abbiamo la ferma intenzione di rispettare i limiti del piano di risanamento, lo faremo all'interno dei tetti di spesa che sono stati fissati».
La vicenda viene seguita con preoccupazione anche dai segretari regionali dell'Intersindacale sanitaria che dopo aver proclamato lo stato di agitazione, temono che i direttori Asl se daranno corso alla delibera regionale saranno tagliate «tutte le tipologie di lavoro a tempo determinato», creando «l'impossibilità di erogare le prestazioni assistenziali». L'intersindacale critica però l'intera manovra della giunta regionale accusata di «sconcertante comportamento» e di avere deciso tutto senza «una doverosa concertazione». «Un provvedimento», scrivono i sindacati della sanità publica, «che costringerà i cittadini a rivolgersi alle strutture sanitarie private che erogheranno le prestazioni richieste e ne richiederanno il pagamento al servizi sanitario regionale in barba a tutti i budget concordati»