Slow Food premia osterie e vini
La giuria: Abruzzo terra felice, un mappa del mangiar bene a prezzi bassi.
PESCARA. Slow Food premia l’Abruzzo della qualità enogastronomica. Sette eccellenze nel settore della ristorazione, otto nel settore del vino, e poi quarantanove osterie, quarantotto aziende vinicole e oltre centodieci etichette: sono questi i numeri regionali del mangiare e del bere bene a prezzi contenuti. A dirlo sono le edizioni 2010 delle guide alle Osterie d’Italia e al Vino quotidiano che Slow Food ha presentato ieri prima a Pescara e poi, con una variazione di programma rispetto agli anni scorsi in omaggio alla città ferita dal terremoto, all’Aquila, durante una serata in cui sono stati degustati i vini che hanno ricevuto l’Etichetta e i piatti preparati dagli chef dei ristoranti premiati con la Chiocciola. «Questa regione», ha spiegato Paola Gho, curatrice della guida Osterie d’Italia «è sempre stata una terra felice dal punto di vista gastronomico, un incrocio di storie importanti che vanno dai monti al mare.
E gli osti abruzzesi cercano di salvaguardare questo aspetto e di mantenere saldi i legami con la loro tradizione culinaria, tant’è che la regione è ben rappresentata nella nostra guida». Tra le 49 osterie segnalate, infatti, sette si sono guadagnate la Chiocciola, «un riconoscimento che», secondo Paola Gho, «viene assegnato ai locali che sono maggiormente in linea con la nostra filosofia, cioè mantengono uno stretto rapporto con la tradizione e i prodotti del territorio realizzando una buona cucina e mantenendo un rapporto soddisfacente tra qualità e prezzo». A meritarsi il riconoscimento degli esperti di Slow Food sono stati due locali di Pescara, la Taverna 58 e la Locanda Manthonè, e poi il Villa Maiella di Guardiagrele, il Font’Artana di Picciano, il Vecchia Marina di Roseto, Zenobi di Colonnella e la Taverna de li Caldora di Pacentro.
Nella parte della guida dedicata all’Abruzzo, introdotta da un testo dello storico Raffaele Colapietra, i lettori potranno poi trovare una sezione speciale dedicata a uno dei simboli della tradizione culinaria regionale, gli arrosticini, con sette indirizzi da non perdere di locali che mantengono alta l’attenzione verso le materie prime e la produzione artigianale. Così come da non perdere, secondo i curatori, sono gli otto vini abruzzesi che si sono guadagnati l’Etichetta, il riconoscimento che Slow Food assegna a bottiglie di valore assoluto che hanno però anche prezzi favorevoli. «La nostra», ha spiegato il curatore del volume, Fabio Giavedoni, «è una guida al bere bene senza spendere molto: per questo trattiamo solo vini di qualità che si possono acquistare in cantina a non più di dieci euro, bottiglie da bere tutti i giorni, insomma».
A farla da padrone nella realtà regionale è ovviamente il Montepulciano ma nell’ultimo biennio, sottolineano i curatori, la vera sorpresa sono stati i bianchi, come ad esempio il Trebbiano di Collefrisio - l’unico ad aver ricevuto l’Etichetta in mezzo a sette rossi - e le produzioni di altri vitigni autoctoni come Pecorino, Passerina e Cocciola. In Abruzzo, poi, secondo Slow Food, la qualità media dei vini è cresciuta senza incidere sui prezzi, tant’è che la maggior parte delle etichette prodotte rientrano nella soglia dei dieci euro.
E gli osti abruzzesi cercano di salvaguardare questo aspetto e di mantenere saldi i legami con la loro tradizione culinaria, tant’è che la regione è ben rappresentata nella nostra guida». Tra le 49 osterie segnalate, infatti, sette si sono guadagnate la Chiocciola, «un riconoscimento che», secondo Paola Gho, «viene assegnato ai locali che sono maggiormente in linea con la nostra filosofia, cioè mantengono uno stretto rapporto con la tradizione e i prodotti del territorio realizzando una buona cucina e mantenendo un rapporto soddisfacente tra qualità e prezzo». A meritarsi il riconoscimento degli esperti di Slow Food sono stati due locali di Pescara, la Taverna 58 e la Locanda Manthonè, e poi il Villa Maiella di Guardiagrele, il Font’Artana di Picciano, il Vecchia Marina di Roseto, Zenobi di Colonnella e la Taverna de li Caldora di Pacentro.
Nella parte della guida dedicata all’Abruzzo, introdotta da un testo dello storico Raffaele Colapietra, i lettori potranno poi trovare una sezione speciale dedicata a uno dei simboli della tradizione culinaria regionale, gli arrosticini, con sette indirizzi da non perdere di locali che mantengono alta l’attenzione verso le materie prime e la produzione artigianale. Così come da non perdere, secondo i curatori, sono gli otto vini abruzzesi che si sono guadagnati l’Etichetta, il riconoscimento che Slow Food assegna a bottiglie di valore assoluto che hanno però anche prezzi favorevoli. «La nostra», ha spiegato il curatore del volume, Fabio Giavedoni, «è una guida al bere bene senza spendere molto: per questo trattiamo solo vini di qualità che si possono acquistare in cantina a non più di dieci euro, bottiglie da bere tutti i giorni, insomma».
A farla da padrone nella realtà regionale è ovviamente il Montepulciano ma nell’ultimo biennio, sottolineano i curatori, la vera sorpresa sono stati i bianchi, come ad esempio il Trebbiano di Collefrisio - l’unico ad aver ricevuto l’Etichetta in mezzo a sette rossi - e le produzioni di altri vitigni autoctoni come Pecorino, Passerina e Cocciola. In Abruzzo, poi, secondo Slow Food, la qualità media dei vini è cresciuta senza incidere sui prezzi, tant’è che la maggior parte delle etichette prodotte rientrano nella soglia dei dieci euro.