I DATI
Spopolamento, l'Abruzzo perde il doppio di altre regioni
Classi che non si formano, servizi a rischio, Comuni che non trovano più risorse. Tra denatatlità e fuga degli studenti e del lavoro il quadro peggiora e raggiunge le città (eccetto L'Aquila). L'esempio nel film "Un mondo a parte"
PESCARA. Lo spopolamento e le misure per prevenirlo e contrastarlo devono essere al primo posto dell'agenda di lavoro della nuova legislatura che deve riunirsi nel primo consiglio regionale. A dirlo sono i dati delle varie ricerche che ci sono state sul tema e non ultime le statistiche Istat. Che in sostanza riportano come l'Abruzzo _ tra denatalità, fuga degli studenti e dei lavoratori, scarsa attrattività professionale - nei prossimi venti anni rischia di perdere ben 109mila residenti, il 9% circa dell'attuale popolazione, il doppio di quanto calcolato a livello nazionale (4%). Con gravi conseguenze per comuni più piccoli dove il tempo per trovare rimedi (e le risorse per mantenere i servizi) sta per scadere.
Un esempio di ciò che sta avvenendo nei borghi più piccoli, arriva, proprio in questi giorni dalla sale cinematografiche. Nel film "Un mondo a parte" girato in un piccolo centro abruzzese - che nella realtà è Opi ma che può essere qualsiasi altro comune - si combatte contro la soppressione di una scuola: non ci sono più scolari, natalità zero. E un altro sindaco di un comune vicino vuole fagocitarla per avere così maggiore clienti per il futuro maxi centro commerciale.
Quanti piccoli comuni si trovano in questa situazione? Quante classi/asili rischiano di non essere formate perché non ci sono alunni? Una crisi che se nelle aree interne si trascina da diversi anni (si calcola che qui è stato perso circa un terzo dei residenti: ad esempio Villa Santa Lucia degli Abruzzi -35,5% tra 2011 e 2021, San Giovanni Lipioni -33,8%, Colledimacine -32,1%) adesso ha raggiunto le città. A Pescara in una scuola dove fino a qualche anno fa non c'era posto per nuovi studenti perché le aule e le classi erano tutte piene, oggi c'è la possibilità che la prima non si riformi.
Openpolis - fondazione indipendente e senza scopo di lucro che promuove progetti per l'accesso alle informazioni pubbliche, la trasparenza e la partecipazione democratica su data journalism - indica che Sulmona, entro il 2042 può perdere un abitante su 4 (-25,4%). E che tutti gli altri capoluoghi vedranno il segno meno rispetto a oggi, dal calo più contenuto di Pescara (-3,9%) a quelli più consistenti di Teramo (-12,4%) e Chieti (-12,5%).
Se il'indice medio regionale viene dato attorno al -9%, vuol dire che in alcuni comuni può superare il 20%. Sempre Openpolis cita Montorio al Vomano (-22,5%), Trasacco (-21,5%). L’eccezione la fa L'Aquila, nelle stime di Istat può accrescere la popolazione (+2,3% di abitanti nel 2042). Ma L'Aquila è un caso particolare, dopo il terremoto aveva subito un pericoloso spopolamento. Ora si sta riprendendo. Ed in questo contesto è l'unico dato confortante.
Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle Associazioni Familiari, commentando gli ultimi dati diffusi dall'Istat sugli indicatori demografici, ha avuto modo di definire gravissima la situazione. "Questo crollo demografico ci sta condannando ad un futuro insostenibile dove non saremo in grado di far fronte ad una spesa sanitaria crescente. Ma anche la tenuta del sistema previdenziale è compromessa e i fenomeni dello spopolamento delle aree interne e rurali soprattutto del Sud sembra compromettere il futuro di intere aree del Paese». Lo ha detto riferendosi alla situazione nazionale. Figuriamoci a livello locale.
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