POLITICA IN LUTTO
Un Don Chisciotte da onorare
Ci sono persone alle quali il mondo così com’è va stretto. Pio Rapagnà, che è morto ieri all’età di 73 anni, era uno di questi
Ci sono persone alle quali il mondo così com’è va stretto. Pio Rapagnà, che è morto ieri all’età di 73 anni, era uno di questi.
È stato un attivista contro i camion sulla statale 16 che attraversavano la sua Roseto e si era battuto per affitti più modesti delle case popolari. Era finito persino in Parlamento nella più breve legislalatura della storia repubblicana, due anni dal 1992 al 1994, eletto nelle liste del Partito radicale lui, un comunista che aveva attraversato la galassia della sinistra extraparlamentare del dopo Sessantotto. Aveva 23 anni in quell’anno fatidico Pio Rapagnà e di quell’era aveva conservato il gusto dell’assalto al cielo, senza dimenticarsi la benzina dell’immaginazione al potere, a differenza di tanti coetanei e compagni di lotte che si erano accomodati, presto, in vite meno spericolate. Come tutti i veri bastian contrari, Pio Rapagnà non partiva dall’ideologia per le sue battaglie. La spinta a fare qualcosa, anche a volte in maniera incoerente ma sempre generosa, gliela dava la realtà, quella vita così com’è che va stretta ai sognatori. Prendiamo la battaglia per impedire il transito degli autotreni sulla Nazionale adriatica e per dirottarli sull’autostrada A14. Chi è stato ragazzo a Roseto negli anni Sessanta ricorda la teoria ininterrotta di autotreni su quella lingua di asfalto che taglia a metà la cittadina.
Un fiume di metallo e gas di scarico punteggiato, in quei lontani anni del Boom, dalle Lambrette e dalle Vespe su cui coppie di immigrati al Nord affrontavano l’avventura di attraversare l’Italia per tornare ai loro paesi nel Sud per qualche giorno di vacanza lontano dalla fabbrica. Attraversare la Nazionale, in quegli anni, era una delle prime prove di iniziazione all’età adulta per un ragazzo di Roseto. Fu quella corrente continua ad accendere probabilmente la miccia del “così non può più andare avanti” nella testa del giovane Rapagnà. Non erano mai battaglie che la gente comune non comprendesse quelle in cui si gettava Rapagnà come un Don Chisciotte. Non aveva accanto a sé un Sancho Panza capace di dargli i consigli prudenti imposti dal realismo, Rapagnà. Ma anche se l’avesse avuto non gli avrebbe dato ascolto. La vita come sfida era quella che aveva scelto e tanto gli bastava. Dalla politica poco o nulla ha ricavato di tangibile. Quando pensiamo a persone come lui – e capiterà di farlo in questo Paese in cui il disinteresse è sempre più spesso sinonimo di stupidità – potremo, senza vergogna, ricordare le parole che un filosofo tedesco, Walter Benjamin, dedicò ai grandi del suo popolo: «Dell'onore senza gloria, della grandezza senza splendore, della dignità senza mercede».
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