Cecilia Sala è rientrata in Italia. Subito l’abbraccio con il fidanzato: “Ciao, sono tornata”/ IN AGGIORNAMENTO
La giornalista italiana dal 19 dicembre era stata rinchiusa in isolamento nella prigione di Evin, in Iran. Poco dopo le 16 il suo aereo è atterrato all’aeroporto di Ciampino: c’erano i genitori, il fidanzato Daniele Raineri (nella foto l’abbraccio tra i due), il premier Meloni e il ministro Tajani.
ROMA.
“Ciao, sono tornata". È il breve messaggio vocale inviato da Cecilia Sala, poco dopo il suo rientro in Italia, ai colleghi di Chora Media, la Podcast company italiana per cui lavora, trasmesso da RaiNews24. Una delle prime immagini di Cecilia Sala - dopo l'atterraggio - è invece quella che ritrae l'abbraccio sulla pista di Ciampino con il compagno Daniele Raineri.
La soddisfazione della premier Giorgia Meloni: “Bentornata Cecilia, sei stata forte”.
Arriva in mattinata la notizia della conferma della liberazione di Cecilia Sala, detenuta dal 19 dicembre in isolamento nella prigione di Evin, di Teheran, in Iran. L’aereo è arrivato a Ciampino poco dopo le 16.
Ieri la portavoce del governo della Repubblica islamica, Fatemeh Mohajerani, aveva affermato che l’arresto di Cecilia Sala non fosse in alcun modo una ritorsione per l’arresto di cittadino iraniano, Mohammad Abedini Najafabadi, avvenuto in Italia lo scorso 16 dicembre.
Sala è stata arrestata giovedì 19 dicembre, attorno alle 12:30 nell’albergo in cui alloggiava a Teheran. Secondo indiscrezioni, Sala aveva smesso di rispondere al telefono poco prima di quell’ora, stava per mandare la puntata del suo podcast quotidiano che non è mai arrivata, e alle 13 aveva un appuntamento a cui non si è presentata. Aveva un biglietto aereo per tornare a Roma venerdì, ma l’aereo è decollato senza di lei dall’aeroporto di Teheran. L’ambasciata iraniana a Roma le aveva concesso un visto giornalistico della durata di otto giorni per lavorare in Iran. Il governo italiano si è mosso fin da subito. La mattina di venerdì 20 dicembre la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani sono stati informati. La sera prima avevano cominciato a occuparsi del caso l’unità di crisi del ministero degli Esteri italiano, i servizi di intelligence (Aise) e l’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei.
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