POLITICA

Delmastro condannato a 8 mesi per violazione di segreto d’ufficio sul caso Cospito

20 Febbraio 2025

L’indagine su Delmastro era iniziata dopo che il sottosegretario aveva rivelato al coinquilino, oltre che compagno di partito, Giovanni Donzelli diversi dettagli sulla situazione di Alfredo Cospito, detenuto che aveva intrapreso un lungo sciopero contro il 41bis

ROMA. Condannato a 8 mesi il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro per il reato di rivelazione del segreto d'ufficio sul caso dell'anarchico condannato al 41 bis. Al suo compagno di partito e coinquilino, Giovanni Donzelli, aveva rivelato informazioni ottenute dalla polizia penitenziaria sulla detenzione di Cospito.

La Procura di Roma aveva chiesto l’assoluzione. Per i pm Paolo Ielo e Rosalia Affinito manca l’elemento soggettivo del reato. «Spero ci sia un giudice a Berlino ma non mi dimetto», ha commentato Delmastro subito dopo la sentenza. Nella sentenza sono state riconosciute a Delmastro le attenuanti generiche, la sospensione della pena e applicato l’interdizione di un anno dai pubblici uffici. Respinte, invece, le richieste di risarcimento avanzate dalle parti civili, quattro parlamentari del Pd. 

L’indagine su Delmastro era iniziata dopo che il sottosegretario aveva rivelato al coinquilino, oltre che compagno di partito, Giovanni Donzelli diversi dettagli sulla situazione di  Alfredo Cospito, detenuto sottoposto al regime del 41bis contro il quale aveva intrapreso un lungo in sciopero della fame. Queste informazioni, che sarebbero arrivate dal il Nucleo investigativo centrale della polizia Penitenziaria, sono state usate dal deputato FdI in un suo intervento alla Camera a febbraio 2023 per attaccare alcuni esponenti del Pd. Donzelli aveva riferito di alcune conversazioni avvenute durante l’ora d’aria nel carcere di Sassari proprio tra Cospito e alcuni detenuti, già esponenti di camorra e ‘Ndrangheta, tutti al 41 bis.  

Nonostante la procura riconosca che Delmastro non sapesse di rivelare un segreto Per la procura di Roma, quelle informazioni comunque «erano segrete per legge». Manca però l’elemento soggettivo, cioè il dolo. Secondo quindi la tesi dell’accusa, quando Delmastro ha rivelato quelle informazioni al suo coinquilino e compagno di partito non sapeva che fossero segrete.