La battaglia non si ferma
Le truppe russe ripiegano nella regione di Kiev e Chernihiv, ma a sud piovono bombe
ROMA. A Istanbul gli uomini di Mosca per la prima volta evocano la pace, ma sul campo di battaglia dell'Ucraina la guerra per il momento non si ferma, e continua a provocare orrore e distruzione. Così mentre le forze armate russe sembrano allentare la morsa sulle regioni di Kiev e Chernihiv, su Mykolaiv, non lontano da Odessa, piovono le bombe, centrando il palazzo della regione e facendo almeno 12 morti e 22 feriti. Miracolosamente illeso il governatore Vitaly Kim, mentre il bilancio delle vittime potrebbe ancora salire con i soccorritori che scavano incessantemente tra le macerie. Almeno 18 finora le persone tratte in salvo.
Più a est, nella città martire di Mariupol, ormai quasi completamente rasa al suolo, prosegue l'assedio, col presidente Volodymyr Zelensky che parla di «crimini contro l'umanità» compiuti dai russi, denunciando bombardamenti che continuano a colpire deliberatamente e indiscriminatamente obiettivi civili. L'unica buona notizia è la ripresa delle evacuazioni attraverso tre corridoi umanitari dopo la pausa dovuta ai timori di «provocazioni» russe. Ma negli occhi della gente di quella che fino a poche settimane fa era una città fiorente, sede del più grande stabilimento metallurgico del Paese, tutto l'orrore del conflitto. «Continuiamo a difenderci», fanno sapere con orgoglio le autorità cittadine e lo stato maggiore ucraino, affermando che i mezzi dispiegati a difesa della città portuale sul Mar d'Azov, divenuta simbolo della guerra, hanno abbattuto nelle ultime ore almeno otto aerei russi, quattro droni, tre elicotteri e due missili nemici.
Intanto, il comandante delle truppe cecene a Mariupol Ruslan Geremeyev, uno degli uomini più vicini al leader ceceno Ramzan Kadyrov e presunto organizzatore dell'assassinio del dissidente russo Boris Nemtsov, sarebbe stato gravemente ferito nella città assediata, secondo quanto riportato dalla brigata Azov su Telegram. Mentre per le strade della città ha perso la vita sotto i colpi russi l'ex capitano della nazionale ucraina di pallanuoto Yevhen Obedinsky, aggiungendo il suo nome alla lunga e triste lista dei campioni dello sport caduti nelle ultime settimane di combattimenti: come l'asso delle arti marziali Yegor Birkun, il vogatore Ivan Shchokin o la promessa della ginnastica ritmica Kateryna Dyachenko, morta a soli 11 anni.
Le operazioni militari russe si stanno concentrando sulla regione sudorientale del Paese, quel Donbass che sembra essere tornato a essere l'obiettivo principale del Cremlino. Ma questo non significa che nel resto dell'Ucraina i cannoni abbiano smesso di sparare. «La de-escalation sui fronti di Kiev e Chernihiv non significa un cessate il fuoco», ha chiarito il capo negoziatore russo alle trattative con l'Ucraina, Vladimir Medinsky. E proprio a Chernihiv, città a circa 130 chilometri a nord di Kiev e non lontana dal confine con la Bielorussia, si conta il numero delle persone morte per mano dei russi, che potrebbe arrivare ad almeno 400. «Ma questo non è un dato definitivo», ha spiegato il sindaco Vladyslav Atroshenko citato dall'agenzia Unian: «Sono tre settimane che siamo sotto assedio. Finora la metà della popolazione, circa 100 mila persone - ha raccontato - ha deciso di restare per dare supporto alle nostre forze armate. E non ci arrenderemo».