Chieti calcio, 102 anni di storia tra gioie e sofferenze
La squadra neroverde simbolo identitario della teatinità anche nei momenti negativi.
CHIETI. Definizione di teatinità: forte senso di appartenenza; l’orgoglio di rappresentare Chieti in tutte le sue forme; essere custodi di una storia millenaria e amare follemente la città e i suoi simboli. La processione del Venerdì santo, la più antica d’Italia, ad esempio, è un marchio della teatinità. Ma c’è anche qualcos’altro di sacro. La fede per il Chieti Calcio. L’amore per il neroverde. Eterno e viscerale. Che dura da 102 anni e si tramanda di generazione in generazione. Dai nonni che hanno vissuto gli anni d’oro della Civitella con Guido Angelini e sognato con i miti di Tom Rosati, Costantino Paradiso, Tonino Salvatore, Vittorio Di Luzio, Feliciano Orazi.
Dai papà che hanno vissuto la seconda epopea del calcio teatino allo stadio Angelini e visto vincere il Chieti con il patron Mancaniello, l’allenatore Ezio Volpi e il bomber di tutti: Stefano Sgherri. Fino ai più giovani che non hanno avuto la fortuna di vivere gli anni d’oro del grande Chieti, ma hanno comunque sentito il loro cuore battere forte nell’anno della promozione in C1 con Grosso, Battisti e Morganti ed esultato come più non posso al gol di Zaccagnini nel derby vinto con il Pescara. Era il 9 settembre del 2001: data ufficialmente inserita nelle feste del calendario teatino.
Ci sono anche giorni funesti. La storia neroverde è stata spesso iellata. Sia sul campo, con le delusioni di Latina, Cesena, Gela, Lentini, Ischia e Fermo. Sia all’esterno con fallimenti societari e le classiche estati teatine segnate dalle incertezze e dalla paura di non iscriversi al campionato. Il tifoso neroverde è, però, resiliente. È come un muro di gomma: assorbe il colpo di uno spareggio perso o di un fallimento e tifa Chieti incondizionatamente, al di là del risultato. È così ogni anno, da più di un secolo. L’amore per la squadra supera ogni delusione. È stato così anche nel 2006, nell’anno del fallimento e della ripartenza dalla Promozione con Giustino Angeloni, quando in migliaia seguirono la squadra sui campi polverosi di provincia.
In quattro puntate racconteremo i 102 anni di storia del Chieti con aneddoti, ricordi, curiosità e interviste ai protagonisti. Dalla città di Teate sono passati giocatori diventati poi campioni: Enrico Chiesa, Fabio Grosso e Fabio Quagliarella. Il Chieti ha segnato la storia del calcio abruzzese e non solo. La speranza di ogni tifoso è che il neroverde torni a splendere come negli anni del Milan del Sud o della promozione sfiorata in serie B nel 1963-1964 o, nel passato più recente, negli anni della C con Mancaniello e Buccilli.
L’entusiasmo oggi si è riacceso con la nuova proprietà Virgo che ha riportato 4mila tifosi allo stadio. Che sia solo l’inizio di una rinascita e di una risalita nel professionismo. Con questo viaggio nel passato, ogni tifoso rivivrà emozioni che hanno segnato generazioni. Si, perché il Chieti è un pezzo di vita di tutti i teatini. È uno dei simboli più autentici della teatinità.
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