Le cerimonie degli addii dei campioni

21 Maggio 2019

Ci stiamo abituando agli addii dei campioni, alle loro lacrime e alle nostre. Non escono più di scena in silenzio, come accadeva una volta, i calciatori più amati dal pubblico. Da qualche anno viene tributato loro un omaggio pubblico. È accaduto con Alex Del Piero nel 2012; di nuovo, due anni fa, con Francesco Totti; ieri è stata la volta dell’addio di Andrea Barzagli ai campi di gioco. L’ultima partita del campione si trasforma, così, in una commovente cerimonia degli addii, dove ad andare in scena è, insieme, il dolore di chi lascia e di chi viene lasciato, del calciatore e dei suoi tifosi. È un doppio lutto alimentato da un sentimento comune, quello del tempo che passa per mai più tornare: è una cerimonia dell’irreversibilità. La commozione nasce dalla consapevolezza che né quell’ex ragazzo che se ne sta lì in mezzo al campo, né noi che lo guardiamo dagli spalti saremo più gli stessi. È difficile resistere al magone che ci strozza la gola quando siamo messi davanti a questo destino ineluttabile. Non serve a nulla dire che, in fondo, il calcio è un gioco. Il problema è proprio questo, che è un gioco e che la fine di quel gioco (buttare in porta un pallone) è una piccola morte che si porta via un pezzo della nostra vita, il più prezioso forse: quello che coltiviamo fin dall’infanzia e che, sbagliando, pensavamo fosse immortale.
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