Le piccole epifanie della vita quotidiana
Lo sappiamo fin da bambini: l’Epifania tutte le feste porta via. Ma ci sono epifanie diverse da quella sacra che si celebra il 6 gennaio, quella delle statuine dei re magi che entrano in scena nei nostri presepi casalinghi. È il giorno in cui i cristiani celebrano la manifestazione della divinità di Gesù all'umanità. La parola epifania (che deriva dal verbo greco epifaino, che significa mi manifesto) è di quelle che hanno trovato rifugio nel mondo secolare della letteratura. Un universo solo in apparenza distante da quello della nostra vita quotidiana. Sì, perché le epifanie letterarie, quelle rese famose da scrittori come Proust e Joyce, sono come delle piccole rivelazioni spirituali, determinate da un gesto, un oggetto o una situazione banale, attraverso le quali un personaggio riesce a capire il senso più profondo dell’esistenza. In Proust, per esempio, è il campanile di un paese in cui si è trascorsa l’infanzia che fa rivivere il passato senza l’aiuto della ragione. La musica di un suonatore di organetto, in un racconto di Joyce, dischiude alla protagonista la speranza di ritrovare l’amore. Non è necessario essere il personaggio di un libro per sperimentare una di queste illuminazioni. Quella delle piccole epifanie è una grazia che sgorga all’improvviso nelle nostre vite e le ricongiunge al passato senza più il veleno del rimorso o del rimpianto.
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