Mosca apre al dialogo con gli Usa

30 Marzo 2022

Peskov: «Le provocazioni sono dannose, ma prima o poi dovremo parlare»

ROMA. Nel giorno in cui a Istanbul si apre una nuova fase dei negoziati russo-ucraini e Mosca annuncia una frenata dell'avanzata verso Kiev, il Cremlino lancia un segnale distensivo a Washington, sottolineando che prima o poi le due grandi potenze nucleari dovranno tornare a parlarsi per affrontare le questioni legate alla «stabilità strategica».
E questo nonostante i pesanti attacchi personali lanciati negli ultimi giorni dal presidente americano Joe Biden al suo omologo russo Vladimir Putin.
«Gli insulti personali - ha affermato il portavoce Dmitry Peskov - non possono non lasciare il segno nelle relazioni tra i capi di Stato. Soprattutto gli insulti personali». Detto ciò, è inevitabile che Usa e Russia dovranno tornare ad un confronto più pacato sui temi «della stabilità, sicurezza e così via, nell'interesse dei due Paesi, ma anche nell'interesse del mondo intero».
Un dialogo che sembra quasi impossibile in questo momento, mentre sull'Ucraina continuano a piovere i missili russi e gli Usa rispondono con i rifornimenti di armi all'Ucraina e gli appelli a più dure sanzioni contro Mosca. E, soprattutto, di fronte al crescendo di attacchi di Biden a Putin, con una serie di epiteti che vanno dall'«assassino» al «macellaio», fino all'affermazione di sabato sera a Varsavia, in cui ha invocato l'estromissione dal potere del capo del Cremlino. Di fronte alle critiche arrivategli tra gli altri dal presidente francese Emmanuel Macron e dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, Biden ha dovuto correggere il tiro, assicurando di non puntare a un cambio di regime a Mosca.
Ma l'astio verso Putin è riemerso in un tweet postato nelle ultime ore sul suo account personale in cui definisce il presidente russo «un dittatore deciso a ricostruire un impero».
Il nuovo attacco non ha impedito a Peskov di richiamare l'esigenza di un confronto costruttivo, senza però rinunciare a stigmatizzare quella che ha definito «la guerra economica dichiarata contro la Federazione russa». Mentre il segretario alla sicurezza nazionale russo, Nidolayy Patrushev, rinfocola le polemiche con gli europei, accusandoli di «rinunciare alla loro sovranità a beneficio dell'America».
Nessuna guerra verbale, tuttavia, può fare dimenticare a Mosca gli interessi concreti reciproci che impongono di non chiudere i canali di comunicazione con l'Occidente.
A cominciare dal settore energetico. La Russia, ha assicurato Peskov, rimarrà «un fornitore affidabile» di gas. E la guerra, fa notare il portavoce di Gazprom, Serghei Kupriyanov, non ferma il flusso attraverso l'Ucraina, che per questo continua a ricevere da Mosca il pagamento dei diritti di transito.