Quando la libertà viaggia su un autobus

9 Novembre 2019

Mercoledì scorso, ad Alessandria. Su un autobus, una donna sulla sessantina si rifiuta di togliere la sua borsa che occupa il posto accanto a lei per fare sedere una bambina di 7 anni con la pelle nera. La storia la racconta Vittoria Oneto, una consigliera comunale del Pd di Alessandria, in un post sulla sua pagina di Facebook in cui scrive: «Io dico alla donna di spostare la borsa e di fare sedere la bambina ma lei insiste e mi dice in modo arrogante di farmi gli affari miei. La madre della piccola non dice nulla e guarda a terra. Alzo la voce sempre di più e le intimo in malo modo di fare sedere immediatamente la bambina e di vergognarsi con tutto il fiato che avevo in gola. La signora a quel punto la fa sedere, ma continua a borbottare e a guardare schifata la bambina». Nell’America degli anni ’50 la rivolta contro il pregiudizio razziale partì proprio da un autobus, quello sul quale viaggiava a Montgomery in Alabama, il primo dicembre del 1955, una sarta di colore, di nome Rosa Parks. All’intimazione di alzarsi perché il suo posto era riservato ai bianchi, Rosa Parks oppose un pacifico ma inflessibile “no”. Le battaglie di libertà (per tutti) nascono spesso da piccoli “no” e “sì”. Sono le battaglie migliori, quelle che non portano con sé le scorie intossicanti della violenza, esempi di santità laica che meritano il nostro riconoscente ricordo.
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