Ucraini e russi pregano insieme

30 Marzo 2022

Al monastero di Odessa Madre badessa Serafima racconta: «Uniti per la pace»

ODESSA . «La Chiesa è contro la guerra, e io prego con i russi perché finisca». La Madre badessa Serafima, per chi la conosce, è semplicemente «babushka» Serafima.
Ha i modi cordiali e fermi di chi dirige un monastero ortodosso abitato da un centinaio di suore e, dall'inizio dal conflitto, da decine e decine di sfollati. Nel monastero di San Michele Arcangelo, situato nel cuore di Odessa, tutti aiutano e tutti sono accolti. E non è difficile vedere una donna musulmana preparare il pranzo per i malati accanto a una novizia ortodossa.
La guerra ha messo non poco in difficoltà la Chiesa ortodossa, soprattutto dopo le prime uscite del patriarca di Mosca Kirill. E ora, il Patriarcato russo e quello di Kiev rischiano di non parlarsi più. «Già dalla fine del 2018 siamo praticamente separati ed è possibile che dopo questa guerra i contatti ufficiali tra la Chiesa ucraina e quella russa siano interrotti. A livello ufficiale è molto probabile che ci sia una ulteriore divisione», spiega Serafima. Lei, però, i canali personali con il clero ortodosso russo non li ha mai interrotti e non ha intenzione di farlo. «Loro con me si comportano bene, preghiamo assieme ed entrambi non abbiamo nulla a che fare con questo conflitto. Putin non ha certo consultato la Chiesa ortodossa prima di invadere l'Ucraina», racconta. La guerra di Putin non è certo una guerra di religione. Ma ha colpito anche la religione. Il monastero di San Michele, con i colori blu pastello, le cupole dorate e la sua storia bi-centenaria, è circondato da barricate e guardato a vista dai militari. «Anche noi siamo un bersaglio. La Russia ha distrutto oltre 50 chiese. Spero che tutto finisca presto e che i colpevoli siano resi alla giustizia», scandisce la badessa.
Chiuso negli anni Venti e riaperto nel 1941, nei primi anni Sessanta, sotto Kruscev, fu nuovamente soppresso. Solo nel 1992, con la caduta dell'Unione Sovietica, il complesso è tornato attivo.
«E non chiuderemo più, neppure se la guerra si aggrava», promettono le suore di San Michele. L'atmosfera, all'interno del complesso, è calma. Nella chiesa, con le sue volte affrescate in ogni angolo, un prete dice la sua preghiera sotto gli occhi dell'unica fedele presente.