Vecchioni: «Quando vedo uomini come Francesco credo alla provvidenza»

24 Aprile 2025

Il cantautore: «Francesco ha messo un seme che attecchirà. La strada ormai è tracciata, il mondo che verrà si tolga dalla testa un Papa conservatore»

Corre quel “ragazzo” vestito di bianco, e sogna. Sogna un mondo solidale, vicino agli ultimi. Sogna l’aiuto a chi stenta a resistere e fatica a vivere. Un sogno di speranza che sovente si scontra con la realtà dell’egoismo e della sopraffazione. E il verbo coniugato al presente non è un errore o un caso.

È il segno dell’irreversibilità. Un seme riformista lanciato nella terra da Papa Bergoglio, un uomo che ha saputo interpretare la modernità della Chiesa senza indugiare nella fastidiosa retorica del lusso e del privilegio. E quel seme è germogliato. Ora grazie a lui è destinato a durare. O almeno lo speriamo.

E quanto sembra calata sulla personalità di uno dei papi più amati della storia della Chiesa il brano di Roberto Vecchioni Sogna ragazzo, sogna: “Io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero. E naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo”. Il brano scritto nel 1999 sembra profetico e pare raccontare le gesta del Papa degli ultimi, di quel Pontefice che ha professato il francescanesimo dando l’esempio. E forse non è un caso che questa canzone abbia creato un legame tra l’autore e il Papa appena scomparso.

Non è vero Roberto Vecchioni?

«Guardi, Papa Francesco una volta mi ha fatto recapitare dallo Stato pontificio un biglietto. Si è complimentato con parole di ringraziamento molto gradite per Sogna, ragazzo sogna. Ha apprezzato particolarmente la versione con Alfa che abbiamo presentato l’anno scorso a Sanremo».

Roberto Vecchioni è molto legato al ricordo di Papa Francesco. Basta guardare la foto in pagina, insieme alla moglie Daria Colombo, per comprendere il raccoglimento, la compostezza, la commozione durante l’incontro con un personaggio che lo stesso artista considera fuori dalla portata umana.

Vecchioni, cosa ha pensato appena ha saputo della morte del Papa?

«“Incredibilità”, come tutte le cose che pensi che non debbano finire. Il Papa era diventato non solo un uomo, ma anche un simbolo come il suo ultimo libro, Spes non confundit. La fede e l’amore non finiscono mai. E io pensavo: guarda che miracolo ha compiuto il Padreterno. Un uomo così non si trova facilmente».

Parlando di Francesco, lei ha usato una frase molto complessa «uscire dai parametri terreni». Cosa significa?

«Siamo poca cosa noi, compresi io e lei. Abbiamo una visione ristretta, troppo, di quella che è l’esistenza, la vita di quelli che sono i misteri più importanti: il dolore, la gioia, il male, il bene. Abbiamo visioni che coincidono con la nostra piccolezza di esseri umani. Ci sono incomprensibilità a cui possiamo solo avvicinarci, sfiorarle, non capirle in pieno».

E in questi casi come ci si pone?

«Qui viene in ballo la fede: o ce l’hai o non ce l’hai. Io per fortuna ce l’ho e comunque per le cose terrene, destra o sinistra, laico o non laico, arabo o cristiano sono veramente termini marginali nella storia del mondo, dell’anima, dell’esistenza che abbiamo dentro. Sono frazioni che si ripeteranno, cambieranno, fanno parte della storia umana che è fatta di questo. Come diceva Hegel di “porsi” e “opporsi”, concetti fondamentali che descrivono il movimento dialettico dello spirito e della realtà».

Esiste una strada della verità?

«La storia non è piatta, propone contrasti, dubbi – una delle parole che preferisco – la verità assoluta non è dei filosofi, dei pensatori e nemmeno dei religiosi, ci vanno vicini ma non la prendono. Invece, ci sono uomini che la verità ce l’hanno dentro. Ne conosco due: Francesco d’Assisi e Bergoglio».

Il francescanesimo di Bergoglio, così pronunciato nell’esempio, l’emulazione del Santo di Assisi, possono aver segnato uno spartiacque e trasformato irrinunciabilmente la chiesa in una istituzione più solidale e vicina agli ultimi?

«Devo dire che la Chiesa è stata sempre vicina agli ultimi, ma non in maniera così totale, esponenziale. Francesco ha messo un seme che attecchirà. Non si può tornare indietro, il mondo che verrà si tolga dalla testa un Papa conservatore, che peraltro è una parola terrena, che non ha molto senso. Quello che lui ha sempre avuto in mente e ha seguito sempre è il Vangelo che non lascia scampo».

In che senso?

«Noi facciamo dire a Cristo cose che non ha mai detto, anche certi dogmi della Chiesa non sono proprio cristiani e Papa Bergoglio lo ha capito subito. Quel che ha detto Cristo è nel Discorso della montagna (un sermone rivolto da Gesù ai suoi discepoli e a una grande folla, riportato nel Vangelo secondo Matteo 5,1-7,29 ndr). Ebbene, non c’è scritto che la comunione non vada ai divorziati e che i gay sono da incolpare. Qualcosa va rivisto e sarà così».

C’è un’immagine in particolare che le ha lasciato il Papa?

«Lui era il papa degli ultimi. Degli sfortunati, il suo primo viaggio a Lampedusa è un segno di come sarebbe stata la sua vita pastorale. Eccola l’immagine. Io non sono un chiesastico, anche se ho un rosario che mi ha dato il Papa, credo in Dio e basta. Ma quando vedo uomini così credo che la provvidenza esista».

Si può definire rivoluzionario, comunista o progressista?

«Il Papa è stato un rivoluzionario, questo è sicuro, ma queste etichette politiche, comunista, democristiano, fascista non c’entrano con Francesco, lui era un “cosmopolitista”, tutto il mondo è con lui».

Chi raccoglierà l’eredità di Francesco?

«Ormai siamo vicinissimi, io conosco un po’ di cardinali e da quel che posso capire spero che sia un italiano. Zuppi mi piace moltissimo, mentre chi conosce bene i casini che ci sono dentro la Chiesa è il cardinale Pizzaballa. Però...».

Però?

«Bergoglio era attirato dall’Asia, e magari ci ritroveremo con un papa asiatico, nero, forse dell’altra parte del mondo. Credo che possa succedere. Le faccio comunque una premonizione: quando sul balcone di San Pietro sarà pronunciata la frase "Nuntio vobis gaudium magnum: habemus Papam!", vedrà che il nuovo pontefice dirà queste parole: “Io continuo sulla strada tracciata da Francesco”».

La passione di Francesco per la musica, per il calcio, ha avvicinato ancora di più la Chiesa al popolo? Ha avuto modo di incontrare personalmente il Papa?

«Ho visto Francesco e ho parlato con lui una o due volte, e ho avuto la conferma che ascoltava anche parecchia musica: ma era un uomo colto, appassionato di letteratura. Sono un amico del cardinale Ravasi, uomo di grande cultura con cui ogni tanto scambio opinioni. È merito suo se ho conoscuto Papa Bergoglio».

E il calcio?

«Era tifoso del San Lorenzo, non la migliore squadra. Anche in questo caso ha manifestato vicinanza a chi era più in difficoltà...».

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