15 agosto

14 Agosto 2021

Oggi, ma nel 1936, a Berlino, all'Olympiastadion, nella XI edizione dei giochi a 5 cerchi, la nazionale italiana di calcio, allenata da Vittorio Pozzo, battendo l'Austria, 2-1, davanti a 90mila spettatori, tra i quali il Fuhrer Adolf Hitler e il Duce Benito Mussolini, conquistava la prima ed unica medaglia d'oro olimpica. Tra le 16 selezioni nazionali partecipanti al torneo ad eliminazione diretta si classificava seconda quella austriaca e terza la formazione norvegese. Quest'ultima aveva eliminato, nei quarti di finale, il 7 agosto precedente, la Germania nazista, sconfiggendola per 0-2.

Prima di uscire vincitrice dalla finale per il primo e secondo posto la selezione azzurra, che indossava sul petto il tricolore con la croce sabauda e il fascio littorio, aveva avuto la meglio, il 3 agosto, contro gli Stati Uniti, per 1-0; contro il Giappone, il 7 agosto, per 8-0; contro la Norvegia, il 10 agosto, per 1-2. L'11 da oro era composto da: Bruno Venturini, Alfredo Foni, Pietro Rava, Giuseppe Baldo, Achille Piccini, Ugo Locatelli, Annibale Frossi, Libero Marchini, Elio Bertoni, Carlo Biagi, Francesco Gabriotti. 

A segnare il goal della vittoria olimpica valida per appendere al collo la medaglia del metallo più prezioso era Frossi (nella foto, particolare, a sinistra, il friulano proprio prima di mandare in rete la palla, al 92' minuto di gioco, nella porta austriaca difesa dal salisburghese Eduard "Edi" Kainberger), che aveva siglato anche la prima rete, al 70', davanti all'arbitro tedesco Peco Bauwens.

Frossi, che Pozzo aveva scoperto mentre militava in serie B, aveva segnato in tutte le partite precedenti di quell'olimpiade diventando capo cannoniere del torneo con 7 marcature. Attaccante dell'Ambrosiana-Inter di Milano, era stato acquistato, per 50mila lire dal presidente nerazzurro Ferdinando Pozzani, proprio nell'estate 1936, dalla compagine abruzzese dell'Aquila, dove aveva disputato la stagione sportiva 1935-1936. Il 12 settembre 1935, da caporale maggiore della fanteria della divisione numero 24 "Gran Sasso" del regio esercito, con sede a Chieti e all'Aquila, mentre era a Napoli, a bordo della nave Saturnia, che era impegnata a portare le truppe tricolori per la guerra d'Etiopia, nell'ambito della campagna in Africa orientale, Frossi, per ordine del gerarca fascista aquilano Adelchi Serena, era stato fatto sbarcare e tesserato con l'Aquila calcio, in B, presieduta da Attilio Buratti, per far ottenere alla squadra la promozione in massima serie. In quel campionato Frossi aveva marcato 9 reti in 34 gare.

Originario di Muzzana del Turgnano, in provincia di Udine, scendeva in campo con gli occhiali tondi da miope legati alla testa con un elastico, era uno studente di Giurisprudenza e aveva esordito come professionista, nel 1930, con l'Udinese. Le olimpiadi del 1936 erano quelle per le quali Hitler non aveva badato a spese per impianti e organizzazione pur di fare bella figura agli occhi del mondo. Erano quelle celebrate dal film propagandistico Olympia, della regista Leni Riefenstahl. Erano anche quelle che avevano visto la formazione calcistica del Perù tagliata fuori dopo il controverso annullamento d'ufficio della gara contro l'Austria. Ed erano pure quelle dei quattro ori del velocista a stelle e strisce di origine afroamericana Jesse Owens in un contesto dove regnava l'antisemitismo e il trionfo della razza ariana.