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17 gennaio

17 Gennaio 2025

Oggi, ma nel 1944, a Viareggio, alle 10, nella Pineta di Levante, i partigiani Alberto Brofferio, in veste di ideatore del piano, Mario Caccia, quale esecutore materiale, e Ario Papi, come fiancheggiatore, attaccavano con la dinamite il balipedio generalmente in uso alla regia Marina militare italiana, ma in quel frangente sotto l’occupazione nazista dalla firma dell’armistizio dell’8 settembre ‘43, distruggendo il poligono di tiro per artiglieria e uccidendo sette dipendenti italiani della struttura.

La vicenda -che verrà menzionata anche nel romanzo “Il clandestino”, dello psichiatra e scrittore viareggino Mario Tobino, pure lui combattente nel movimento resistenziale, che uscirà nel 1962 per i tipi della casa editrice Mondadori di Milano e nello stesso anno sarà proposto anche dal Club degli editori- verrà fatta passare come incidente, dovuto alla reazione chimica tra il sodio metallico e l’acqua infiltrata dal soffitto, per evitare la rappresaglia da parte delle truppe germaniche. Tra l’altro nessuna formazione del neonato Comitato di liberazione nazionale rivendicherà il gesto anti-SS. Brofferio, colonnello delle Armi navali della regia Marina militare, era stato comandante del balipedio dal 1932 al 1935, quindi conosceva bene il luogo scelto per far saltare la carica esplosiva (nella foto, particolare, i resti dopo il boato, dall’immagine tratta dall’articolo di Gabriele Levantini, del 24 aprile 2020, intitolato “Come si evitò l’eccidio di Viareggio nel 1944”, per il sito welcome2lucca.com), attivo dal 1863, e sapeva dell’ingente quantitativo di polvere da sparo stivata, agiva in tal modo perché divenuto particolarmente contrario all’atteggiamento mussoliniano dopo l’alleanza con Adolf Hitler. Ciaccia, che per depositare la bomba con funzionamento ad orologeria entrava indossando l’uniforme delle maestranze, era l’attendente di Brofferio. I residenti delle abitazioni poste nei dintorni erano stati avvisati del pericolo dallo stesso Brofferio, che era solo omonimo del poeta di Castelnuovo Calcea classe 1802, proprio per evitare vittime civili. Papi, ufficiale di Marina e chimico sarà colui che procurerà prove contraffatte e redigerà il rapporto falsificato nel quale verrà stabilita la causa fittizia dovuta ad incidente. Le vittime erano: Eliseo Gianni, Guido Benedetti, Umberto Benincasa, Giacomo Castellano, Lamberto Cervelli, Orazio Di Stefano e Mario Sartini.