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18 luglio

Oggi, ma nel 1874, ad Arquà, in provincia di Padova, in occasione della celebrazione del cinquecentesimo anniversario dalla morte di Francesco Petrarca, Giosuè Carducci teneva l’orazione ufficiale, su invito del Comitato organizzatore della ricorrenza e dell’amministrazione municipale della cittadina che dal 1868 aveva aggiunto il proprio nome al cognome di quello reputato il precursore dell’Umanesimo letterario tricolore.

L’autore del “Canzoniere”, originariamente “Rerum vulgarium fragmenta”, pubblicato in editio princeps a Venezia, dal tipografo tedesco Wundelin von Speyer, nel 1470, benché la prima fosse del 1374, era passato a miglior vita (nella foto, particolare, stampa facsimile della fototeca nazionale “Ando Gilardi”, di Milano, del dipinto, olio su tela, di 64,8x45,7 centimetri “La morte del poeta alla sua scrivania”, di Gualtiero De Bacci Venuti, del 1929, originale custodito a Casa Petrarca, ad Arezzo), il 19 luglio 1374, a settant’anni.

Il giorno successivo al discorso carducciano, a Padova, l’intervento volto ad omaggiare la memoria del cantore delle gesta di Laura verrà affidato ad Aleardo Aleardi, ovvero Gaetano Maria Aleardi, senatore del regno, esponente della corrente poetica del Romanticismo. Il sermone di Carducci era stato fortemente voluto dallo stesso in virtù del forte legame provato verso l’opera lasciata da Petrarca.

Così il Belpaese si trovava ad avere due distinti momenti di ricordo. Il primo del 18 luglio, dedicato all’uomo Petrarca, amico di Dante Alighieri e Giovanni Boccaccio, il secondo, del 19, maggiormente tarato sul canonico Petrarca.