28 febbraio

Oggi, ma nel 1957, in tutta Italia, dominava la classifica nazionale dei singoli “Diana”, del cantautore canadese poi naturalizzato statunitense Paul Anka, dedicata alla sua babysitter Diana Ayoub, verosimilmente composta per l’amore non ricambiato a causa della differenza d'età, e scritta in associazione con Joe Sherman, con arrangiamento del compositore Don Costa, padre dell’interprete Nikka.
Sarà un successo internazionale e raggiungerà la prima posizione anche nella Official singles chart britannica, nella quale rimarrà in testa per ben nove settimane. Nell’incisione fortunata avevano partecipato anche il chitarrista americano John Paul “Bucky” Pizzarelli, il pianista Irving Wexler, il contrabbassista Jerry Bruno, il batterista Panama Francis. Il brano, che nella versione originale era in inglese, verrà anche rielaborato nella lingua di Dante Alighieri da Adriano Celentano e verrà rilasciato, il 10 novembre 2006, col titolo “Oh Diana”, con l'aggiunta del featuring dell’artista di Ottawa, per la casa discografica Universal music. In quel ’57 “Diana” riusciva ad affrontare lo strapotere di: “Only you”, del gruppo a stelle e strisce dei “Platters; dell’aria napoletana “Chella la”, nella versione di Marino Marini, inserita in repertorio anche da Renato Carosone e soprattutto da “Teddy Reno”, alias Ferruccio Merk Ricordi; di “Rock around the clock”, di Bill Haley, divo Usa del rock and roll bianco.
Anka (nella foto, particolare, immortalato a 16 anni prima del debutto sul piccolo schermo statunitense, nella trasmissione musicale American Bandstand, condotta da Dick Clark, in onda sulla rete ABC, proprio cantando “Diana”, nello scatto di Ron Burton tratto dall’archivio Getty Images), di origine libanese per conto dei genitori Andy e Camelia Tannis, appartenente per tradizione alla chiesa cattolica maronita, raggiungeva la fama proprio da sedicenne e con “Diana”, nonostante avesse debuttato nel panorama canoro già due anni prima, nel 1955, con il 45 giri “I confess”. Dopo “Diana” arriverà un altro grande calibro del suo repertorio, “You are my destiny”, che sarà traccia assai apprezzata a livello globale. Poi sarà un crescendo, fino alla consacrazione con “Ogni volta”, su testo di Carlo Rossi e musica di Robifer, cioè “Roby Ferrante”, al secolo Roberto di Napoli, futuro tormentone che verrà proposto nel festival di Sanremo 1964, il numero XIV, dal 30 gennaio all’1 febbraio, nella cornice del Casinò della città dei fiori, che sarà eseguito proprio insieme al già menzionato “Roby Ferrante”, e si posizionerà nel gruppone delle opere che giungeranno seconde, alle spalle di Gigliola Cinquetti e di “Patricia Carli”, cioè Rosetta Ardito, che trionferanno con “Non ho l’età”.