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8 febbraio

8 Febbraio 2025

Oggi, ma nel 1945, a Livorno, moriva, a 79 anni, lo schermidore Italo Santelli, ritenuto dagli esperti tra i migliori specialisti della sciabola moderna non solo nel Belpaese - un po' come il livornese Nedo Nadi per il fioretto - già medaglia d’argento olimpica a Parigi 1920, dopo essere stato sconfitto in finale dal connazionale Antonio Conte nella gara riservata alla categoria dei maestri d’arte, che dal 7 settembre 1896 si era trasferito a Budapest, in Ungheria, prima quale istruttore nel Magyar atlétikai club e poi nella struttura col suo cognome. La palestra aperta grazie alle sovvenzioni statali era divenuta un vero e proprio centro di riferimento per l’alta società mitteleuropea.

Dopo controversie che avevano comportato anche il rimpallo tra i comitati olimpici di Italia ed Ungheria del riconoscimento del titolo conquistato nei giochi a cinque cerchi e persino il clamore causato dal duello, del 17 agosto 1925, contro l’inviato e vicedirettore del quotidiano “Gazzetta dello sport” Alberto Cotronei che aveva accusato Santelli, allenatore della rappresentativa magiara alle Olimpiadi di Parigi 1924, di essere un traditore della sua antica Patria. Originario di Carrodano di La Spezia, di formazione militare, poiché uscito dalla scuola romana di scherma, la figura di Santelli era stata e rimarrà molto importante in Ungheria: poiché era stato proprio lui a trasformare la selezione ungherese di sciabola nella compagine più forte al mondo.

Almeno fino a quando il figlio Giorgio (nella foto, particolare, a sinistra, mentre a destra il padre Italo), nato a Budapest il 25 novembre 1897, oro ad Anversa 1920 sempre nella medesima arma, e successivamente naturalizzato statunitense, non sarà in grado di rendere ancora più competitiva la squadra degli sciabolatori a stelle e strisce. Accadrà a cominciare dall’appuntamento “decoubertiniano” di Amsterdam del 1928 e si consoliderà in quello di Los Angeles del 1932. Ma ciò nonostante il baffuto - ma come da immagine allegata aveva mustacchi simili anche il primogenito Giorgio - Italo Santelli rimarrà un personaggio piuttosto controverso e nella Penisola la piena riabilitazione della sua doppia benché gloriosa esistenza di campione “italiano d’Ungheria”, spavaldo ed elegante, sarà alquanto lunga e tortuosa.