Se la dignità vale un milione di sterline
Non è vero che la dignità non ha un prezzo. Da ieri, nel mercato globale delle notizie, il prezzo è fissato alla cifra di un milione e 150mila euro. È l’equivalente del milione di sterline chiesto per una foto di Michael Schumacher scattata sul letto di casa, a Ginevra, dove il campione di Formula Uno continua la riabilitazione dopo il grave incidente subìto, sei anni fa, su una pista da sci. La somma di denaro è quella chiesta dal possessore di questa immagine ai giornali inglesi che fossero intenzionati a pubblicarla. Per il momento nessuno ha risposto all’offerta. Ma i tempi tristi che corrono nel mondo dell’informazione come macabro intrattenimento sono tali da scoraggiare eccessivi ottimismi. La dignità che quella cifra segna non è, naturalmente, quella del campione automobilistico, né quella dei giornali che hanno finora rifiutato di abboccare all’amo, ma quella di chi la foto ha trafugato dalla casa di Schumacher e di chi ha stabilito quanto ragionevolmente essa possa valere sul mercato drogato dell’informazione. In altri tempi, non c’era bisogno dell’arcigno presidio di leggi in difesa della privacy per impedire commerci di questo tipo. Bastava il comune senso del pudore e della dignità altrui, oltre che della propria. Quella «dignità senza mercede» che Walter Benjamin poneva a sigillo di una vita ben spesa.
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