Addio Laura D’Alessandro la preside della modernità
La dirigente si è spenta nell’ospedale Santissima Annunziata. Il funerale lunedì Le insegnanti: ci lascia una donna straordinaria, colta, sportiva e attenta all’altro
CHIETI. Con il suo dinamismo e la grande competenza ha cambiato il mondo della scuola. Innovatrice, determinata e volitiva ha aperto la scuola alla modernità e al territorio, segnando il cammino per tanti che sono arrivati dopo di lei. La preside Laura D’Alessandro è morta ieri all’età di 73 anni all’ospedale Santissima Annunziata. Un grave lutto per il mondo della scuola teatina che la ricorda con stima e affetto. «Era una donna straordinaria», dice l’amica insegnante Franca Sbaraglia, «per me era una donna magica, in grado di scoprire talenti e capacità di cui le persone non erano consapevoli. Ha saputo rivoluzionare il mondo della scuola e lo ha fatto sempre con piena cognizione di causa. Ci siamo conosciute per lavoro, è stata la mia direttrice e l’ho sempre adorata. Era molto colta, leggeva moltissimo. Nelle sue materie era sempre molto aggiornata. Conservo con affetto tanti libri che mi ha consigliato. Eravamo amiche anche al di fuori della scuola. Adorava la montagna e insieme ci siamo iscritte al Cai, andavamo a camminare e ad arrampicare. Era una donna sportiva, ottima nuotatrice e assidua frequentatrice della piscina comunale. Aveva un carattere allegro e gioioso, che faceva molta presa sugli alunni».
Direttrice didattica dal 1975 del primo circolo, aveva il suo quartier generale alla scuola media Cesarii, in centro. «Diceva che la sua aura era rossa come il fuoco», dice Lilliana Capone, insegnante in pensione del primo circolo, «e lei era proprio così: un fuoco, una fucina di idee, pensieri che riusciva a traghettare nell'altro affinché germinassero, producessero frutto. La sua peculiarità? Sapeva leggere dentro ognuno e tirare fuori i suoi talenti. Donna straordinaria, eclettica, poliedrica, credo che tutto ciò che faceva aveva un solo tema quello dell'amore, della cura. Generosa e attenta all'altro, sapeva rapportarsi con mutevolezza sorprendente alle circostanze più impensabili. L'amore indiscusso per la scuola, per i bambini, per i più deboli e indifesi, il credere nella formazione continua, sono il vessillo che ha portato sempre avanti».
I funerali lunedì alle 9.30 nella chiesa di San Camillo de Lellis. In tanti si stringeranno al dolore del marito Antonio Tenaglia e dei figli Francesco ed Emiliano.
©RIPRODUZIONE RISERVATA.
Direttrice didattica dal 1975 del primo circolo, aveva il suo quartier generale alla scuola media Cesarii, in centro. «Diceva che la sua aura era rossa come il fuoco», dice Lilliana Capone, insegnante in pensione del primo circolo, «e lei era proprio così: un fuoco, una fucina di idee, pensieri che riusciva a traghettare nell'altro affinché germinassero, producessero frutto. La sua peculiarità? Sapeva leggere dentro ognuno e tirare fuori i suoi talenti. Donna straordinaria, eclettica, poliedrica, credo che tutto ciò che faceva aveva un solo tema quello dell'amore, della cura. Generosa e attenta all'altro, sapeva rapportarsi con mutevolezza sorprendente alle circostanze più impensabili. L'amore indiscusso per la scuola, per i bambini, per i più deboli e indifesi, il credere nella formazione continua, sono il vessillo che ha portato sempre avanti».
I funerali lunedì alle 9.30 nella chiesa di San Camillo de Lellis. In tanti si stringeranno al dolore del marito Antonio Tenaglia e dei figli Francesco ed Emiliano.
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