Alimonti, gli operai bloccano la strada

18 Giugno 2014

Il sit-in si trasforma in protesta per salvare 60 posti, i carabinieri identificano anche il consigliere D’Alessandro del Pd

ORTONA. Hanno bloccato l’ex statale Marrucina urlando la loro disperazione per il posto di lavoro in bilico. La rabbia è andata in scena ieri mattina nel corso del presidio ai cancelli del Molino Alimonti, un incontro programmato dai lavoratori in cassa integrazione straordinaria con i sindacati per fare pressione sul tribunale fallimentare di Chieti e i commissari liquidatori in vista della prima asta di vendita o cessione in fitto dei tre stabilimenti del gruppo alimentare. Dall'ingresso dello stabilimento, i dipendenti hanno deciso di spostarsi verso la provinciale Ortona-Guardiagrele. Il “muro umano” ha bloccato il traffico dalle 9 alle 10, ricevendo per lo più solidarietà da chi era costretto a fermare il proprio veicolo per alcuni minuti. Ma non sono mancati momenti di tensione, in particolare quando un automobilista ha contestato le ragioni del blocco stradale per poi ricevere repliche piccate da alcuni dipendenti. In una situazione già sotto controllo sono poi intervenuti i carabinieri, che hanno annotato le generalità del consigliere regionale Pd Camillo D'Alessandro, l'unico esponente politico ad aver partecipato al presidio, e dei segretari regionali di Flai-Cgil e Fai-Cisl Ada Sinimberghi e Franco Pescara.

Il blocco ha ottenuto subito un risultato, la convocazione questa mattina alle 10 davanti al prefetto Fulvio Rocco De Marinis, che in prefettura a Chieti raccoglierà le lamentele dei lavoratori per poi inoltrarle agli interlocutori giudiziari che gestiscono la fase più delicata del concordato preventivo tra i creditori omologato lo scorso dicembre. Accordo che con apertura delle offerte l'8 luglio prevede la messa all'incanto dei tre stabilimenti di Ortona, Guardiagrele e Roma per centrare l'obiettivo della soddisfazione del debito complessivo di 230 milioni di euro contro una base d'asta del valore di 111 milioni. Alternativa meno onerosa nell'immediato è la gestione dei molini contro un canone annuo da versare alla proprietà. In ogni caso, si passerebbe poi a trattare sul rientro al lavoro dei circa 60 dipendenti superstiti della forza lavoro che prima della crisi esplosa nel 2011 ne contava 90. «Spetta alle istituzioni», spiega Sinimberghi, «assumere la direzione dell'ennesima vertenza che rischia di mandare in fumo altre decine di posti di lavoro nell'area industriale della Valpescara». Pescara osserva che «la pressione del prefetto dovrebbe farci conoscere almeno le linee essenziali dei piani industriali per la ripresa presentati dai concorrenti all'asta». Adriatik Dyrmishi, rappresentante dei lavoratori per la Flai, sottolinea che «funzionale a una trattativa per il rientro al lavoro è la proroga della Cigs, l'unico elemento che ci lega ormai all’azienda». Michele Francillotti, rsu della Fai, conclude: «Siamo stanchi di questa disperazione senza fine. Per una crisi tutta aziendale, slegata da fattori esterni (è stato il debito con le banche a causare la progressiva assenza di liquidità nelle casse del Molino, ndc), siamo passati da lavoratori a sussidiati. Ma noi vogliamo l'impiego, non il sostegno al reddito».

Francesco Blasi