CHIETI
"Allah Akbar, ora vi uccido": detenuto armato aggredisce 5 agenti
Marocchino di 26 anni sotto inchiesta per il fatto avvenuto il 29 luglio: lesioni personali aggravate con una lametta e resistenza a pubblico ufficiale
CHIETI. Al grido di «Allah Akbar, questa sera uccido uno di voi», si è scagliato contro cinque agenti e ne ha ferito uno. Così un detenuto marocchino ha seminato il terrore nel carcere di Chieti, scandendo ad alta voce, in lingua araba, la frase «Dio è il più grande», comunemente usata dai terroristi islamici al momento di farsi esplodere o durante un attentato. Ora per quell’aggressione, avvenuta lo scorso 29 luglio, Hamza Boudali, 26 anni, deve rispondere dei reati di lesioni personali aggravate e resistenza a pubblico ufficiale.
IL RITRATTO
Il sostituto procuratore Lucia Anna Campo ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Boudali è piuttosto noto nella zona di Avezzano, dove risulta residente, per essere stato arrestato in più occasioni in quanto ritenuto autore di scippi in pieno centro ai danni di anziani. Non solo: in passato era finito nei guai anche con l’accusa di aver venduto droga ai ragazzini nei giardinetti davanti alla stazione ferroviaria.
L’AGGRESSIONE
Nella casa circondariale di Madonna del Freddo tutto comincia quando scoppiano disordini, verso le 18.30, fra magrebini e italiani nel reparto riservato ai detenuti comuni. L’ispettore di polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza generale interviene insieme a un sovrintendente, riuscendo a fare rientrare in cella tutti i reclusi tranne due marocchini. Uno di questi, vale a dire Boudali, è armato di lametta. Sul posto arrivano altri tre agenti, ma ogni tentativo di riportare alla calma il ventiseienne va a vuoto. Il marocchino, infatti, minaccia di tagliare e, addirittura, uccidere chiunque si avvicini e pronuncia il grido che evoca le più sanguinose stragi terroristiche.
IL PUGNO IN PIENO VOLTO
A un certo punto, Boudali colpisce con un violentissimo pugno al volto l’ispettore intervenuto per primo. Il poliziotto crolla a terra: dopo le prime cure in infermeria, viene portato al pronto soccorso dell’ospedale di Chieti, dove i medici gli diagnosticano ferite giudicate guaribili in dieci giorni.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
IL RITRATTO
Il sostituto procuratore Lucia Anna Campo ha firmato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari, atto che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio. Boudali è piuttosto noto nella zona di Avezzano, dove risulta residente, per essere stato arrestato in più occasioni in quanto ritenuto autore di scippi in pieno centro ai danni di anziani. Non solo: in passato era finito nei guai anche con l’accusa di aver venduto droga ai ragazzini nei giardinetti davanti alla stazione ferroviaria.
L’AGGRESSIONE
Nella casa circondariale di Madonna del Freddo tutto comincia quando scoppiano disordini, verso le 18.30, fra magrebini e italiani nel reparto riservato ai detenuti comuni. L’ispettore di polizia penitenziaria addetto alla sorveglianza generale interviene insieme a un sovrintendente, riuscendo a fare rientrare in cella tutti i reclusi tranne due marocchini. Uno di questi, vale a dire Boudali, è armato di lametta. Sul posto arrivano altri tre agenti, ma ogni tentativo di riportare alla calma il ventiseienne va a vuoto. Il marocchino, infatti, minaccia di tagliare e, addirittura, uccidere chiunque si avvicini e pronuncia il grido che evoca le più sanguinose stragi terroristiche.
IL PUGNO IN PIENO VOLTO
A un certo punto, Boudali colpisce con un violentissimo pugno al volto l’ispettore intervenuto per primo. Il poliziotto crolla a terra: dopo le prime cure in infermeria, viene portato al pronto soccorso dell’ospedale di Chieti, dove i medici gli diagnosticano ferite giudicate guaribili in dieci giorni.
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