Andrea Prospero, l’ultimo saluto dei fratelli: «Saremo sempre i tre moschettieri»
Cattedrale piena per l’addio al 19enne di Lanciano trovato morto in un monolocale di Perugia, dove studiava al primo anno di Università. Anna, la gemella, e Matteo, fratello maggiore, si sono stretti davanti alla bara bianca per l’addio
LANCIANO. «Non abbiamo ancora capito perché ti sei spento così, all'improvviso. Hai lasciato un grande vuoto, ma noi rimarremo sempre i tre fratelli, i tre moschettieri che urlano “uno per tutti, tutti per uno”». Anna, la gemella, e Matteo, il maggiore, si stringono l'un l'altro davanti alla bara bianca di Andrea per dare a quel fratello, strappato alla vita così giovane e in modo tanto assurdo, il loro personale addio. Ma è tutta la comunità frentana a stringersi commossa alla famiglia Prospero, papà Michele e mamma Teresa, alle prese con una tragedia troppo grande. Non c'è ancora chiarezza sulle ultime ore di vita del diciannovenne, studente al primo anno di Informatica a Perugia.
Dal capoluogo umbro sono arrivati in autobus quattordici compagni dell'ostello “Don Elio” di via Bontempi. C'è anche Gabriel, il compagno di stanza di Andrea. Non vogliono parlare con la stampa. Hanno voluto esserci e basta, per Andrea, come dicono i loro volti commossi. Ci sono anche docenti e compagni di scuola e lo stendardo dell'Itis Da Vinci-De Giorgio di Lanciano, dove Andrea si è diplomato lo scorso anno. C'è il gonfalone della Regione Abruzzo, rappresentata dall'assessore Tiziana Magnacca, che siede accanto al sindaco Filippo Paolini, alla presidente del consiglio Gemma Sciarretta e a diversi componenti della giunta comunale. Ci sono i parenti di mamma Teresa, arrivati dalla Polonia per condividere il dolore dei loro congiunti.
La famiglia non crede al gesto volontario ed è travolta da tutto quello che sta emergendo a Perugia. Sono Anna e Matteo a raccontare chi era Andrea: un ragazzo di poche parole ma sempre pronto ad ascoltare, un bambino tifoso della Roma che sognava di diventare come Totti, un asso del computer, un giovane studente pronto ad esplorare il mondo dei grandi in una nuova città. Ma soprattutto, un fratello. «Te ne sei andato così, come hai vissuto, silenzioso e accerchiato dalle persone che amavi», dicono Anna e Matteo, «nelle lunghe ore trascorse senza di te, abbiamo pensato e ripensato alla tua vita e abbiamo rivisto impronte delle tua bontà, della tua serietà, della tua onestà, della semplicità, della delicatezza del dialogare accompagnata all'attenzione dell'ascolto. Nonostante il tuo carattere riservato e quieto, per noi rimarrai sempre quel ragazzo che, anche se di poche parole, era sempre pronto ad ascoltare, accettare e far ridere gli altri. La vita passa ma poche cose restano pilastri fissi della vita, tu fratello nostro sei uno di questi».
«La morte di Andrea deve insegnarci a ritessere relazioni, a mettere la persona al centro», dice nell'omelia l'arcivescovo Emidio Cipollone, «la comunità ci dà la forza per andare avanti». Don Alessio Primante invita tutti ad accendere le luci dei cellulari: «Perché se qualche fratello o sorella smette di brillare, lo facciamo insieme. Nessuno si salva da solo. Caro Andrea, l'ultima immagine che abbiamo di te è che ti accorgi di un fratello che sta uscendo e gli tieni la porta aperta», dice poi riferendosi alle ultime immagini riprese dalla telecamera dello studentato, «aspettaci e tieni le porte del regno della pace aperte per noi. Buon paradiso». Sulla bara vengono deposti un cappello e un'accetta, usanza polacca. Andrea è pronto per il suo ultimo viaggio.