Bilanci Sasi sotto inchiesta Accuse dal centrodestra

De Santis e Di Stefano: società da anni in condizioni economiche disastrose La replica del presidente Scutti: situazione ereditata, andiamo avanti

LANCIANO. È scontro sulla Sasi all’indomani della notizia dell’inchiesta della Procura di Lanciano che ha inviato sei avvisi di garanzia e formulato la richiesta di rinvio a giudizio per i membri di due consigli di amministrazione della Sasi: Domenico Scutti, Vincenzo Palmerio, Giuseppe Di Vito, Gaetano Pedullà, Camillo La Barba e Giuseppe Masciulli. I sei devono rispondere di false comunicazioni sociali e di omissione di informazioni sulla situazione economica e finanziaria della società nei bilanci 2009 e 2010. Il centrodestra, che ha inviato a Scutti una diffida a nominare i membri del Cda eletti dall’assemblea dei sindaci e che comprende anche il rappresentate Pdl, Patrizio D’Ercole, lo stesso che Scutti avrebbe estromesso di suo pugno, ha ricordato che quei bilanci non li ha mai votati - sono stati votati sempre a maggioranza dal centrosinistra - e che li ha portati dinanzi ai giudici. Si procede a dunque suon di carte bollate nella Sasi, la società pubblica che gestisce il ciclo idrico integrato.

L’attacco del centrodestra. «Non vogliamo commentare la vicenda giudiziaria», spiega il deputato Pdl Fabrizio Di Stefano, «ma non possiamo non ricordare che quei bilanci oggetto di indagine dalla Procura non sono mai stati votati dai sindaci di centrodestra perché non ritenuti legittimi per i motivi espressi dai magistrati. Ci preme sottolineare il dato politico e chiedere al Pd, che ha votato per la rielezione di Scutti, di prendersi le responsabilità visto che l’ente versa da anni in condizioni economiche e amministrative caotiche». Un presidente, Scutti, che per Di Stefano e per il sindaco di Castel Frentano, Patrizia De Santis, «in modo improvvido si sostituisce ai giudici decidendo chi fa parte del Cda eletto dall’assemblea. Se Scutti ritiene che l’elezione di D’Ercole non rientri nei canoni di legge», dice Di Stefano, «deve rivolgersi a un soggetto giudiziario terzo e legittimato e chiederne la decadenza, non sostituirsi ai giudici e convocare un Cda in cui estromette il rappresentante del centrodestra». I due politici poi pongono una domanda: «Perché Scutti non vuole nel Cda un esponente di centrodestra? Teme possa controllare tutti gli atti e incarichi affidati? Lo rassicuriamo perché controlleremo tutto lo stesso». I due, infine, sono pronti a denunciare Scutti per abuso di potere se non dovesse convocare D’Ercole.

La replica del presidente. «Il Cda è stato rinnovato secondo l’indicazione della legge sulla spending review», spiega Scutti, «ora è composto, oltre che da me come presidente-amministratore delegato, da due dipendenti comunali, Brunella Tarantini e Vincenzo Marcello. L’elezione si è svolta come da statuto e, vista l’ineleggibilità di D’Ercole poichè non è dipendente comunale, vedrà l'insediamento del successivo che ha riportato più voti. Abbiamo dovuto attenerci a uno statuto che detta criteri che non possono essere interpretati. Nessuna strategia per escludere qualcuno». Quindi per Scutti c’è stata l’applicazione pedissequa dello statuto nella scelta del Cda. «Ora occorre concentrarci sul miglioramento del servizio e finire il lavoro iniziato tre anni fa per risanare i bilanci», dice Scutti. Dell’inchiesta sui bilanci il presidente dice: «Abbiamo appreso dagli organi di stampa di un avviso di garanzia per l’approvazione del bilancio 2010. Ci siamo insediati solo a fine novembre di quell’anno e abbiamo approvato quel bilancio per andare avanti. Si contestano una serie di omissioni da contabilizzare nei bilanci, azioni che noi abbiamo prontamente messo in atto nel bilancio 2011».

Teresa Di Rocco

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