Chieti, da Tiziano a Chagall all’asta i tesori di Angelini / Foto

Partita la vendita per il fallimento di Villa Pini. All'incanto i beni del grande accusatore dell'ex governatore Ottaviano Del Turco: 500 pezzi tra dipinti, sculture, mobili e argenti: c’è anche un sarcofago romano stimato 800mila euro

CHIETI. E' un tesoro degno della leggendaria caverna di Alì Babà, la collezione d'arte e antiquariato del fallito Vincenzo Maria Angelini e della sua Villa Pini appena messa all'asta con quasi 500 pezzi dal valore che spazia dal favoloso all'irrisorio. E con nomi in catalogo che vanno da Tiziano a Guttuso passando per Filippo Vitale, Mattia Preti, Rembrandt e Balla. O mobili di stile barocco e impero dalle quotazioni in centinaia di migliaia di euro, fino a incisioni, suppellettili, servizi da sala, tappeti. E non manca un sarcofago di epoca romana quotato 800mila euro che insieme a dipinti e sculture tardo-rinascimentali, come un pezzo del Bernini e altre opere, finiranno sicuramente tra i beni dello Stato in virtù del diritto di prelazione.

Tutto è riportato nell'articolato regolamento dell'operazione, che prefigura la più prestigiosa asta giudiziaria di beni artistici mai lanciata in Italia. E quelli del patron della sanità convenzionata, collezionista definito "onnivoro" nei documenti della curatela fallimentare, rappresentano una collezione raccogliticcia su cui il calcolo del valore stimato dagli esperti in alcune decine di milioni di euro anche se l'incanto si chiuderà a cifre di molto inferiori per esigenze di cassa.

Affidata dal Tribunale chietino alla casa d'aste romana "Claudia Bonino", la vendita s'è aperta il 4 maggio scorso con la prima fase, quella che impone il prezzo di base al doppio della valutazione minima, un importo calcolato sulle cifre apposte da Guardia di finanza e "Gioielli di carta", la società della casa romana che si occupa di esami e stime dei beni destinati alla messa all'incanto. Che ha collaborato per l'esame dei lotti con la casa d'aste internazionale Dorotheum.

Viene così fuori che il bene al vertice delle stime artistiche ufficiali, il "Ritratto di gentiluomo" quotato 950mila euro e attribuito alla bottega di Tiziano, può in teoria essere acquistato a 160mila euro in questa fase che si chiuderà il 12 settembre prossimo, quando comincerà la fase convenzionale programmata in un calendario che andrà avanti fino a novembre. La casa romana tiene in rete un elenco aggiornato delle offerte già pervenute. Collezionisti e venditori hanno piazzato offerte su una novantina di lotti, tra cui spicca la settecentesca "Madonna in trono con bambino" della bottega di Corrado Giaquinto a 30mila euro, appunto il doppio della valutazione minima. Capitolo delicato, invece, quello dell'autenticità. La curatela fallimentare sottolinea che gli obiettivi e i tempi della complessa opera di catalogazione non hanno consentito verifiche approfondite sulla precisa attribuzione ai supposti autori. Casi eclatanti sono quelli dei dipinti accreditati a Mario Schifano e Juan Mirò, molto dubbi i primi e privi della certificazione originale i secondi.

Francesco Blasi

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