Chieti, no al ricollocamento dei lavoratori dell'ex Burgo
Aziende In.Te: negato l'impegno ad assumere senza licenze per costruire
CHIETI. Vicenda Burgo, atteso per fine mese il giro di boa. Il 31 maggio è convocata la conferenza dei servizi per le autorizzazioni ambientali al progetto In.Te. Un sì innescherebbe la fase successiva dei permessi a costruire. Entro quella data sindacati e consorzio di rete cercheranno di raggiungere un'intesa sul reclutamento dei 133 lavoratori ex Burgo ancora in mobilità.
E' quanto emerso ieri mattina al tavolo in Provincia, con il presidente Enrico Di Giuseppantonio e il sindaco Umberto Di Primio, i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il comitato dei lavoratori ex Burgo, l'assessore provinciale al lavoro Daniele D'Amario, funzionario dell'assessorato regionale al lavoro Renzo Iride e il direttore di Confindustria Chieti Fabrizio Citriniti. Resta insoluto, ancora, il nodo spinoso e il più importante della ricollocazione dei 133.
Le aziende per bocca dell'ingegner Domenico Merlino progettista del progetto In.Te e presidente del consorzio omonimo, fanno sapere che non vogliono impegnarsi ad assumere senza via libera a costruire e magari anche fondi regionali per le opere di urbanizzazione. «Prima delle autorizzazioni», dice Merlino, «non ci sarà nessuna firma sul patto ricollocativo. Le autorizzazioni sono un diritto e non si possono bilanciare con i posti di lavoro. Oggi ci sono 25 aziende nel consorzio, il 31 maggio ci aspettiamo la conclusione dell'iter autorizzativo sugli aspetti ampbentali, ossia la caratterizzazione del terreno dell'insediamento, che avrà una ricaduta occupazionale tra i 380 e i 400 addetti, di cui una settantina di ex Burgo. Vorremmo iniziare a costruire a giugno», continua l'ingegner Merlino, «Più passa il tempo, più c'è il rischio che le aziende decidano di andare a investire fuori».
Dunque al momento non c'è alcuna ricaduta occupazionale reale per i 133 ex Burgo, anche se il tavolo, convocato ieri proprio per dare questa concretezza, si è sciolto con la promessa di un incontro tra il 15 e il 20 maggio tra sindacati e consiglio di amministrazione del Consorzio In.Te. Un incontro che servirà a stilare una mappa dei fabbisogni occupazionali delle aziende e arrivare almeno a una pre-intesa sulla ricollocazione dei lavoratori ex Burgo.
«Potremmo chiedere alla Burgo», osserva Lucio Petrongolo di Fistel-Cisl, «di scontare i terreni a chi si impegna in fase di acquisto ad assumere i lavoratori». Su atti concreti per la ricollocazione battono anche Antonio Cardo, Uil, e Germano Di Laudo, Cgil. «Per quanto mi riguarda», conclude il sindaco Di Primio, «farò di tutto perché la riunione del 31 maggio sia conclusiva, ritenendo acquisiti quei pareri che mancano, sempre che, ovviamente, non siano negativi per questioni ostative imprescindibili».
«Se è legittimo», conclude il presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio, «che aziende pronte a investire e a creare occupazione, chiedano sostegno in termini di opere di urbanizzazione, è doveroso che i lavoratori comincino a stringere le prime certezze sulla loro reale ricollocazione. Mi appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, affinché il progetto di riconversione dell'area Burgo possa decollare, creando occupazione. Il tempo dell'attesa è ormai scaduto».
E' quanto emerso ieri mattina al tavolo in Provincia, con il presidente Enrico Di Giuseppantonio e il sindaco Umberto Di Primio, i sindacati Cgil, Cisl, Uil e Ugl, il comitato dei lavoratori ex Burgo, l'assessore provinciale al lavoro Daniele D'Amario, funzionario dell'assessorato regionale al lavoro Renzo Iride e il direttore di Confindustria Chieti Fabrizio Citriniti. Resta insoluto, ancora, il nodo spinoso e il più importante della ricollocazione dei 133.
Le aziende per bocca dell'ingegner Domenico Merlino progettista del progetto In.Te e presidente del consorzio omonimo, fanno sapere che non vogliono impegnarsi ad assumere senza via libera a costruire e magari anche fondi regionali per le opere di urbanizzazione. «Prima delle autorizzazioni», dice Merlino, «non ci sarà nessuna firma sul patto ricollocativo. Le autorizzazioni sono un diritto e non si possono bilanciare con i posti di lavoro. Oggi ci sono 25 aziende nel consorzio, il 31 maggio ci aspettiamo la conclusione dell'iter autorizzativo sugli aspetti ampbentali, ossia la caratterizzazione del terreno dell'insediamento, che avrà una ricaduta occupazionale tra i 380 e i 400 addetti, di cui una settantina di ex Burgo. Vorremmo iniziare a costruire a giugno», continua l'ingegner Merlino, «Più passa il tempo, più c'è il rischio che le aziende decidano di andare a investire fuori».
Dunque al momento non c'è alcuna ricaduta occupazionale reale per i 133 ex Burgo, anche se il tavolo, convocato ieri proprio per dare questa concretezza, si è sciolto con la promessa di un incontro tra il 15 e il 20 maggio tra sindacati e consiglio di amministrazione del Consorzio In.Te. Un incontro che servirà a stilare una mappa dei fabbisogni occupazionali delle aziende e arrivare almeno a una pre-intesa sulla ricollocazione dei lavoratori ex Burgo.
«Potremmo chiedere alla Burgo», osserva Lucio Petrongolo di Fistel-Cisl, «di scontare i terreni a chi si impegna in fase di acquisto ad assumere i lavoratori». Su atti concreti per la ricollocazione battono anche Antonio Cardo, Uil, e Germano Di Laudo, Cgil. «Per quanto mi riguarda», conclude il sindaco Di Primio, «farò di tutto perché la riunione del 31 maggio sia conclusiva, ritenendo acquisiti quei pareri che mancano, sempre che, ovviamente, non siano negativi per questioni ostative imprescindibili».
«Se è legittimo», conclude il presidente della Provincia Enrico Di Giuseppantonio, «che aziende pronte a investire e a creare occupazione, chiedano sostegno in termini di opere di urbanizzazione, è doveroso che i lavoratori comincino a stringere le prime certezze sulla loro reale ricollocazione. Mi appello al senso di responsabilità di tutti i soggetti coinvolti, affinché il progetto di riconversione dell'area Burgo possa decollare, creando occupazione. Il tempo dell'attesa è ormai scaduto».
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