Chieti, persi 4mila posti in due anni
L'allarme della Uil: maglia nera per il capoluogo di provincia dove i dati della disoccupazione sono superiori al trend nazionale
CHIETI. Oltre quattromila posti di lavoro persi in città in appena due anni tra il settore pubblico e privato.
Un tasso di disoccupazione record del 19,8% e vertenze annose che non riescono a trovare una soluzione come nel caso dell’ex Burgo, della Sixty e di Villa Pini.
La situazione occupazionale del capoluogo teatino a giudizio del sindacato «è drammatica».
E’ quanto denuncia la Uil nel tradizionale rapporto estivo elaborato dalla segreteria provinciale. «Bisogna aprire subito un’azione vertenziale territorial» ammonisce Antonio Cardo, segretario generale della Uil Chieti «in grado di coinvolgere le amministrazioni locali, a partire dal Comune. Altrimenti sarà difficile uscire fuori da questa crisi».
Che si è abbattuta come un macigno sulla città e sull’intera provincia di Chieti. I dati forniti dalla Uil, in tal senso, sono eloquenti. Questo perché in provincia di Chieti sono 29.923 le persone senza lavoro, ovvero il 40% dell’intero totale regionale.
La crisi occupazionale colpisce in particolare i giovani tra i 15 e i 30 anni basti pensare che sono ben 20.258 i ragazzi che hanno perso o non riescono a trovare lavoro. Una diretta conseguenza dei problemi che stanno investendo le aziende di Chieti e provincia.
Dove, relazione della Uil alla mano, sono 131 le aziende interessate da procedure di mobilità con 1405 lavoratori indennizzati e 1328 senza indennizzo. Il tasso di disoccupazione a Chieti, a giugno di quest’anno, ha raggiunto il 19,8%, molto di più della media provinciale (13,4%), abruzzese (11,5%) e italiana (12,8%). Colpisce in negativo, poi, l’aumento esponenziale dei lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali, tra cassa integrazione ordinaria, in deroga e straordinaria.
«C’è stato un incremento di oltre 15 mila lavoratori, soltanto in un anno, che beneficiano degli ammortizzatori sociali in provincia di Chieti.
Un dato allarmante che indica con chiarezza» afferma Cardo «come il rifinanziamento deciso dal Governo di questi sussidi statali indirizzati a chi ha perso il lavoro abbia contribuito da una parte, soprattutto per la Cassa in deroga e per quella straordinaria, al sostentamento di migliaia di famiglie che attendevano da inizio anno il pagamento delle mensilità non liquidate per mancanza di fondi ma, dall’altro, al definitivo abbandono dei posti di lavoro di tantissimi lavoratori».
La maglia nera della provincia spetta alla città capoluogo che ha dilapidato oltre quattromila posti di lavoro nell’ultimo biennio con la debacle occupazionale che ha fatto sentire i suoi effetti specie nell’edilizia. Settore praticamente fermo al palo con 2500 lavoratori persi nel 2013 di cui ben 900 provenienti dal comprensorio teatino.
Non stanno meglio il commercio al dettaglio e l’artigianato con la chiusura di diverse attività costate il posto a circa 800 persone. Una risultanza diretta, sostiene la Uil, della congiuntura economica negativa che ha stritolato le attività commerciali in ginocchio per i crediti non riscossi o non concessi da un sistema bancario chiuso a riccio nell’erogazione di fidi ma estremamente fiscale nel pretendere il rintro dei debiti contratti dalle imprese. Come se non bastasse, sottolinea la Uil, si sono persi 180 posti nell’ente Provincia, 800 nella sanità pubblica con un aiuto concreto in negativo fornito dalla vertenza Villa Pini, senza dimenticare i 133 lavoratori della cartiera finiti in mobilità e prossimi a perdere anche questo sostegno statale e i 260 esuberi annunciati dal colosso di moda Sixty.
«Occorre ripensare in fretta l’economia locale. Per questi motivi urge» riprende Cardo «dar vita ad un tavolo di concertazione sul lavoro che veda come interlocutore privilegiato il Comune».
Jari Orsini
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