"Chiudo per rapine e furti", benzinaio di San Salvo getta la spugna
Pietro Tinari, gestore del distributore di Piana Sant’Angelo, lascia a fine mese: "Passo le notti sui monitor della videosorveglianza: non ce la faccio più"
SAN SALVO. La paura, l’amarezza e lo sconforto alla fine hanno vinto. Pietro Tinari, gestore della stazione di servizio Agip di Piana Sant’Angelo, chiude per eccesso di rapine. «Non ce la faccio più. I guadagni», si rammarica, «per colpa della crisi sono sempre meno. Quel po’ che incassavo l’ho speso per riparare 30 mila euro di danni provocati dai rapinatori. Se a ciò si aggiunge il valore dei quattro bottini, il conto è presto fatto. Negli ultimi tempi passavo le notti insonni ad osservare i monitor che riproducevano i filmati della videosorveglianza. Fermo con il cellulare vicino ero pronto a chiamare i carabinieri. Alle 5, sfinito, mi addormentavo qualche ora e dopo un po’ ero nuovamente al lavoro».
È crollato fisicamente ma soprattutto psicologicamente, Pietro Tinari. «Se devo avvelenarmi la vita in questo modo, io non ci sto più. Sono stanco di subire, volevo solo lavorare tranquillamente, ma ci rinuncio». L’ultimo colpo qualche mese fa.
«Ringrazio Riccardo Alinovi e l’associazione dei consumatori Codici che hanno cercato di darmi una mano ma io getto la spugna». Anche perché i rapinatori non sono mai stati identificati nonostante i filmati. E intanto le stazioni di servizio continuano ad essere nel mirino dei malviventi. L’ultimo raid armato è stato fatto la settimana scorsa di pomeriggio nella stazione di carburtanti “Portobello”, sulla Circonvallazione istoniense. «Mi è dispiaciuto tanto per i ragazzi che sono stati minacciati. La malavita ormai», continua Tinari, «ha alzato il tiro. Non si fanno scrupoli. Tu fai sacrifici per una vita. Bastano pochi secondi e ti portano via tutto. E la cronaca insegna che se provi ad ostacolarli potrebbe finire anche male. Basta. Ho due figli e voglio vivere sereno con loro. Voglio tornare a dormire la notte. Ho avvisato l’Eni e a fine mese riconsegno le chiavi».
È stanco e demoralizzato Pietro Tinari. Quando nel mese di aprile ha consegnato al Centro i filmati che mostravano tre banditi in azione e ha offerto tremila euro a chi lo avesse aiutato a scoprire l’identità dei rapinatori, sperava di ricevere qualche risposta.
Non è accaduto. Perché la gente ha paura. Nessuno se la sente più di esporsi. « E gli onesti rimangono soli a combattere per sopravvivere», annota Tinari.
L'associazione Codici ha deciso di portare il caso del benzinaio ai vertici dell’associazione a Roma. «È emblematico. Racconta quello che il Vastese sta vivendo. Prima che si arrivi alla giustizia sommaria, lo Stato deve dare delle risposte a persone oneste come Pietro Tinari», dice Alinovi.
Paola Calvano
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